Rovigo, ferì la fidanzata a colpi di martello, condannato a 4 anni e 8 mesi

Giovanni Mischiatti, 55 anni, era stato accecato dall'ira al culmine di un litigio per futili motivi

L’uomo venne arrestato dai carabinieri

L’uomo venne arrestato dai carabinieri

Rovigo, 9 novembre 2017 - Giovanni Mischiatti è stato condannato a 4 anni e 8 mesi di reclusione. Era chiamato a rispondere di «lesioni» e «maltrattamenti». La sentenza è di ieri pomeriggio, l’imputato aveva scelto il «rito abbreviato» che è stato celebrato di fronte al giudice Alessandra Martinelli. Il 55enne lo scorso marzo a Cantonazzo, frazione di Rovigo sotto l’argine dell’Adige, aveva colpito con una mazzetta da muratore in faccia la sua convivente 45enne. Almeno questa è stata la ricostruzione dei carabinieri che in quell’occasione l’hanno arrestato in flagranza. L’uomo, dedito all’alcol, aveva reagito in maniera esagerata ad un litigio con la compagna. Era stato don Silvio Baccaro a chiamare le Forze dell’ordine perché, avvisato telefonicamente dalla donna nascostasi sotto il letto. Il sacerdote aveva capito subito la gravità della situazione.

Così, assieme all’ambulanza, sono arrivati anche i carabinieri. La mazzetta, è stata sequestrata come arma impropria, ha il manico in legno ma la testa in ferro, è massiccia e pesante. La donna presentava segni di violenza anche in altre parti del corpo oltre alle testa. Ha avuto una prognosi di 30 giorni. Tremava di paura all’arrivo dei soccorsi. Nella stanza, chiazze di sangue che sono state accertate essere della vittima. Lo sfregio in faccia le ha lasciato una cicatrice. La coppia conviveva a Cantonazzo da circa quattro mesi. Si erano conosciuti da don Silvio Baccaro, a Borsea. Parroco che si dedica con costanza all’attività di recupero di persone in forte disagio, emarginate.

I due si erano piaciuti ma lui continuava a bere e non aveva trovato un lavoro. La discussione pare sia nata propria dalla decisione di lei di non dargli i soldi per comprarsi il vino. La donna aveva mantenuto i rapporti con don Silvio che era per lei una guida, un aiuto. Per questo il suo numero era tra i primi della lista delle chiamate effettuate con il telefono cellulare. In una attimo di tregua è riuscita a prendere in mano il telefono e a far partire la chiamata.

Dopo un po’ l’ira dell’uomo si è placata. Ma i segni delle sue violenze sono rimasti tutti sul volto e sul corpo di lei. Il mese scorso Mischiatti ha chiesto di rilasciare dichiarazioni spontanee di fronte al giudice che lo ha ascoltato ed ha rimandato la sentenza a ieri. L’attesa è stata lunga ieri pomeriggio, Alessandra Martinelli si è pronunciata dopo le 17.

t. m.