Grignano, alle famiglie arriva in sorte una terra

Quarta edizione della rievocazione storica

Un momento della rievocazione

Un momento della rievocazione

Rovigo, 20 marzo 2017 - «È la quarta edizione della rievocazione storica. Abbiamo ricostruito ciò che era successo nel 1496 quando l’abate Gherardo dell’abbazia di Pomposa aveva fatto donazione dei terreni bonificati ai paesani di Grignano, che a quel tempo si chiamava Granaio, era un posto dove si depositavano le messi. Da Granaio è diventato Grignano». A raccontare l’evento Renzo Rizzieri, 60 anni, postino, di Grignano, uno degli organizzatori di questa serie di manifestazioni. Ieri mattina, in piazza, grande partecipazione nella frazione rodigina.

Come si è svolta la rievocazione?

«Prima abbiamo formato un corteo in costume di paesani, non di principi, né di estensi, né di dogi veneziani. Solo paesani di Grignano. Tutti con un costume dell’epoca. Cercando di simulare l’accoglienza del popolo a questo abate ed ai suoi confratelli. Portandolo nel Pavajon, l’edificio al centro del paese. Che sarebbe ‘il padiglione’. I popolani hanno sfilato andando nei posti degli antichi beni originari preparando l’estrazione delle Comune con i simboli, l’urna contenente i bossoli con i nomi e i soprannomi. Per i terreni che vengono assegnati agli originari del posto».

Quanti sono gli originari?

«Le famiglie adesso sono 19 con tutte le ramificazioni. Ogni cognome ha i suoi soprannomi. I terreni vengono suddivisi tra queste 19 famiglie ogni cinque anni, con la cerimonia dell’estrazione. Invece nel 1496 l’estrazione veniva fatta ogni 29 anni. Il primo documento che si trova all’archivio dell’abbazia di Pomposa parla del 907 d. C. come nascita del villaggio di Grignano».

Diffondete passione per la storia, per la scoperta delle radici?

«Nel palazzo del Moro di Ferrara, negli affreschi del soffitto c’è tutta la storia del Po, delle alluvioni, della nascita delle valli di Comacchio. Uno degli affreschi dice che c’è stata una tracimazione dell’Adige e del Po che è durata una cinquantina d’anni, oltre mille anni fa. Il Polesine era un lago. Le terre emerse si chiamavano Lesine. Il Po, più le Lesine è diventato il Polesine».

Quanti sono i figuranti?

«Eravamo cinque monaci più una cinquantina tra bambini ed adulti che ricordavano i cognomi delle famiglie del tempo. C’era la piazza chiusa, transennata. La gente fuori dalla messa si è portata tutta in piazza Umberto I, davanti al Pavajon».

All’estrazione ci sarà un po’ di terra per ogni famiglia?

«Gli ettari sono 126 che vengono suddivisi tra i 19 cognomi originari del paese. Per ognuno ce n’è un po’. Ma siccome i coltivatori sono diventati pochissimi, in realtà poi la terra viene coltivata in affitto da tre o quattro».