Rovigo, auto con un morto restituita dalla secca del fiume Adige

I vigili del fuoco recuperano una Peugeot. Il corpo è di un 68enne

I vigili del fuoco hanno recuperato nell’Adige la carcassa di una Peugeot

I vigili del fuoco hanno recuperato nell’Adige la carcassa di una Peugeot

Rovigo, 22 aprile 2017 - Le secche dell‘Adige ieri pomeriggio potrebbero aver regalato la soluzione di un mistero che durava da otto anni. All’interno di un’auto, recuperata dai vigili del fuoco, i resti, in avanzato stato di decomposizione, di un uomo. Sul posto, all’altezza delle pompe dell’acquedotto, non lontano dal ponte di Boara, è stata rinvenuta una Peugeot 306 familiare. Fortunatamente si leggeva la targa, AZ 908 PW. E, dagli archivi on line del noto programma televisivo ‘Chi l‘ha visto?‘ risulta che la mattina del 23 marzo del 2009 Antonio Favarin, di Solesino, all’epoca 68enne, fosse uscito di casa come ogni mattina per andare a comprare il giornale, ma non sarebbe più tornato.

Secondo i familiari, l’uomo non soffriva di nessuna patologia e perciò non riuscivano a spiegarsi il motivo di questa scomparsa. Si era allontanato a bordo di una Peugeot 306 familiare grigia targata AZ 908 PW. Auto e modello coincidono, la targa anche. L’ufficialità che si tratti della stessa persona non è ancora arrivata. Ma è evidente che gli indizi sono più che concreti. Nella scheda di Antonio Favarin si legge che era uscito indossando una giacca grigia scura, una polo nera, pantaloni blu e scarpe nere. Era alto un metro e 70, capelli grigi e occhi castani. A due anni dalla sua scomparsa i familiari lo cercavano ancora, il 23 marzo del 2011 erano uscite nuovamente sue notizie sulla stampa.

La sua famiglia non aveva perso le speranze. Favarin era un ex commerciante in pensione, era uscito dall‘abitazione di via IV Novembre 143 per comprare il giornale. L’auto aveva un’ammaccatura nella mascherina. «In due anni non abbiamo mai interrotto le ricerche – diceva il figlio Otello - Ci siamo spinti anche nel Ferrarese. Crediamo che sia in giro e che stia bene. E confidiamo nell’aiuto di quanti possano avere sue notizie». Favarin era stato operato sei anni prima della scomparsa al cervello, ma sembrava fosse essersi ripreso dall’intervento. La sua attività, intensa, legata al mondo dei motori e dei mercatini, continuava a portarlo nelle piazze di mezza Italia. I familiari avevano contattato persone che con lui avevano avuto a che fare, conoscenti, amici. Sempre il figlio Otello, nel 2009, raccontava di essersi rivolto in particolare a quelli dell‘Alto Vicentino. Ma nessuno gli aveva dato elementi utili. Era stata valutata anche l’ipotesi che se ne fosse andato all’estero. Subito scartata perché Favarin non aveva portato con sé i documenti né aveva effettuato prelievi di contanti. I familiari davvero non sapevano darsi una spiegazione. Ora, forse, almeno parziale, la spiegazione potrebbe essere arrivata. L’auto è quella, come e perché sia finita in Adige ancora non si sa.