Omicidio Burci, chiesto l'ergastolo per i due killer

La richiesta della procura di Rovigo per i due imputati

Gianina Pistroescu (Bp)

Gianina Pistroescu (Bp)

Rovigo, 2 febbraio 2017 - «Ergastolo». Come in primo grado. Come in appello. Questa la richiesta del pubblico ministero di Rovigo, Davide Nalin, ieri al termine della sua dettagliata requisitoria, per Sergio Benazzo, 43 anni idraulico di Villadose, e la ex compagna Gianina Pistroescu, romena della stessa età. Sono loro, per l’accusa, gli autori dell’omicidio e dell’occultamento del cadavere di Paula Burci, 19 anni romena, il cui corpo semicarbonizzato venne ritrovato il 24 marzo 2008 nascosto nella golena del Po a Zocca di Ro.

I due, a luglio 2012, erano già stati condannati all’ergastolo in primo grado dal tribunale estense; condanna che poi è stata confermata anche in Appello a Bologna a giugno dell’anno successivo. Ma nell’estate 2014 ecco il colpo di scena con la Cassazione che ha annullato tutto per incompetenza territoriale, inviando gli atti a Rovigo per un nuovo processo. Secondo le indagini, la giovane Paula, dopo il suo arrivo in Italia, era stata immediatamente costretta a prostituirsi contro la sua volontà. Da qui la ribellione che ha scatenato l’omicidio: le botte, i colpi al volto e al petto, il suo corpo dato alle fiamme. Come la peggiore delle bestie.

LUI E LEI. Secondo l’accusa i fatti risalirebbero a febbraio del 2008, partiti inizialmente da Villadose. Gianina Pistroescu avrebbe trattenuto la vittima con la forza mentre Sergio Benazzo la colpiva. Tra le ipotesi al vaglio anche quella che i due non abbiano agito da soli, anche se gli eventuali complici non sono mai stati individuati. Al termine delle arringhe difensive, proseguite fino al tardo pomeriggio, alle 18 il presidente della Corte d’assise di Rovigo ha deciso di rinviare di una settimana la lettura della sentenza, attesa mercoledì mattina.

DIFESA. Francesca Martinolli, avvocato di Sergio Benazzo, al termine dell’udienza ha dichiarato: «Quello che noi abbiamo cercato di dimostrare è la totale assenza di responsabilità di Benazzo e della Pistroescu. Non ci sono riscontri oggettivi. Il teste chiave si è rivelato non attendibile per una serie di ragioni che sono chiaramente emerse nel dibattimento. Abbiamo contestato anche la data della morte che secondo l’accusa sarebbe avvenuta il 16 febbraio del 2008, noi siamo riusciti a dimostrare che invece non è vero. Ci aspettiamo l’assoluzione. Poi sarà la Corte d’Assise a decidere. È un processo molto difficile, – ha aggiunto – indiziario, che ha messo in luce molte mancanze anche da parte della procura di Ferrara nel ricostruire i fatti. Certamente sarà difficile valutare perché noi ci aspettiamo che venga fatto secondo diritto, secondo giustizia». Parole condivise anche da Rocco Marsiglia, avvocato di Gianina Pistroescu.

t.m.