Rovigo, omicidio Guerra, carabiniere imputato

Gli avvocati dell’accusa hanno sollevato l’incompatibilità del giudice

Manifestanti con l’immagine di Mauro Guerra, la vittima (Foto Donzelli)

Manifestanti con l’immagine di Mauro Guerra, la vittima (Foto Donzelli)

Rovigo, 22 febbraio 2018 - Si è aperto ieri mattina il processo che vede un maresciallo dei carabinieri sul banco degli imputati per la morte di Mauro Guerra, freddato a 32 anni il 29 luglio del 2015 da un colpo di pistola sparato dal militare al torace da una distanza di circa un metro e mezzo. L’aula del tribunale di Rovigo era piena, cospicuo anche il dispiegamento di forze dell’ordine. Tanti i giornalisti presenti. È stato l’inizio di un dibattimento che proseguirà il 18 luglio. Il giudice si è riservato di decidere sulla presenza delle telecamere, la tv vuole seguire il processo dall’inizio alla fine.

Il pm è d’accordo, la parte civile anche. La difesa è contraria. Quella di ieri è stata un’udienza filtro. Gli avvocati di parte civile, cioè dei familiari di Guerra, che volevano la restituzione degli atti al pm e la riformulazione del capo d’imputazione in omicidio volontario, con conseguente dibattimento di fronte alla Corte d’Assise. Richiesta negata dal giudice, Raffaele Belvederi, 32 anni, a decidere sarà lui. Il 27 gennaio 2017, al momento della chiusura delle indagini, Marco Pegoraro, oggi 43 enne, era indagato per omicidio volontario. L’avviso è firmato dal sostituto procuratore che aveva coordinato l’inchiesta, Fabrizio Suriano. Il pm non aveva ancora formulato la richiesta di rinvio a giudizio, dunque Pegoraro risultava indagato. La richiesta è arrivata due mesi dopo, il 27 marzo. Ma in quell’atto la firma di Suriano è affiancata a quella di Carmelo Ruberto, il procuratore capo. In quei due mesi qualcosa è cambiato.

Tra la chiusura indagini e l’imputazione il reato è passato da «omicidio» ad «omicidio per eccesso colposo di legittima difesa». Una settimana prima Ruberto si era affiancato a Suriano ed insieme i due pm avevano interrogato Pegoraro. La versione dell’imputato ha convinto la procura a modificare l’imputazione. La ricostruzione dei fatti successi quel 29 luglio di quasi tre anni fa sarà il cuore del processo. Ma alcuni punti fermi ci sono. Quella giorno Mauro Guerra era stato alla stazione dei carabinieri di Sant’Urbano, convocato da Pegoraro, che aveva preventivamente chiesto rinforzi ad Este: altri due militari. Dalla stazione Guerra se n’è andato scavalcando la recinzione. I carabinieri avevano chiesto l’intervento di un’ambulanza, sulla quale volevano che il 32enne fosse caricato, perché l’avevano giudicato pericoloso e delirante. Guerra invece è scappato in mezzo ad un campo agricolo. È stato inseguito e ammanettato dal carabiniere Stefano Sarto. È nata una colluttazione tra i due, Guerra era a mani nude. Pegoraro ha sparato tre colpi di pistola in aria. Il quarto, invece, ad altezza d’uomo. E Guerra è morto.