Omicidio Negrini, "Non è stato mio fratello a ucciderlo"

Parla il fratello di Nicola Stella, fermato per il delitto dell’imprenditore freddato e gettato nel canale a Lendinara

Il casolare a Treponti (Lendinara) dove Massimo Negrini sarebbe stato ucciso

Il casolare a Treponti (Lendinara) dove Massimo Negrini sarebbe stato ucciso

Lendinara (Rovigo), 5 febbraio 2016 - «Non può essere stato Nicola ad uccidere quell’uomo. Mio fratello non è capace di fare una cosa del genere. Qualcosa, in questa storia, non torna». E’ incredulo il fratello di Nicola Stella, il 38enne di Lendinara, sospettato per la morte di Massimo Negrini, l’imprenditore di Giacciano con Baruchella freddato con un colpo di arma da fuoco al volto e gettato in uno scolo, nei pressi della località Treponti. Ieri, in via Valli, dove Nicola abita con gli anziani genitori, è arrivato anche uno dei due fratelli, da tempo trasferitosi in Lombardia.

«Non so quali amicizie avesse Nicola – ha spiegato molto scosso -, abito lontano e ci sentiamo solo per telefono. Ma conoscendo mio fratello posso dire che non sarebbe mai in grado di compiere un gesto simile. Spero che si arrivi presto alla verità». Proprio dietro l’abitazione della famiglia Stella, a circa 150 metri di distanza, si trova il casolare dove si sarebbe consumato il delitto. I due uomini, secondo le dichiarazioni del 38enne, si sarebbero incontrati lunedì intorno alle 18, per discutere di alcuni affari. Con loro, sempre secondo Stella, anche un terzo uomo, un cinese che, per ora, non è ancora stato individuato. Ad uccidere Negrini, sarebbe stato proprio il cinese, utilizzando una delle armi che il 38enne sostiene di avergli prestato, prima di allontanarsi per effettuare una commissione.

Una delle tante armi di cui Stella era collezionista. Nicola, nonostante il suo carattere introverso, era noto in paese per la sua attività di consulente del lavoro. Per un periodo, infatti, aveva collaborato con il cognato nello studio di via Cavour, sempre a Lendinara. Poi il l’uomo però avrebbe deciso di interrompere la collaborazione. Per un periodo, verso la fine del 2015, raccontano i compaesani, Stella aveva fatto perdere le sue tracce, lasciando i famigliari nella disperazione. Avrebbe fatto ritorno a Lendinara, dopo circa due mesi, riprendendo la sua nuova attività, ossia il commercio di mobili antichi di cui era un grande appassionato.

Passione che condivideva proprio con la vittima. Accanto alla casa di Stella, a cui si accede dalla strada principale attraverso un sentiero di campagna, si trova anche un capannone dove il 38enne custodiva la mobilia che reperiva i giro per l’Italia. Distante circa un chilometro in linea d’ aria, si trova invece il canale dove è stato rivenuto il corpo di Negrini. E’ probabile che il corpo si stato caricato nell’auto della stessa vittima, ritrovata a Lendinara, da chi ha compiuto l’omicidio. Continuano le indagini per riuscire a far luce su una vicenda che, per ora, presenta ancora molti lati oscuri.