Omicidio Negrini, l’unico imputato è Stella

Il 38enne di Lendinara aveva accusato un cinese che però all’epoca non era in Italia

Il luogo dove venne ucciso il 51enne artigiano di Giacciano con Baruchella

Il luogo dove venne ucciso il 51enne artigiano di Giacciano con Baruchella

Lendinara (Rovigo), 7 febbraio 2017 - Nicola Stella è l’unico imputato per l’omicidio di Massimo Negrini. Le indagini sono chiuse. Caduta l’accusa di premeditazione. Il processo per omicidio volontario, con rito abbreviato in udienza preliminare, è stato fissato per mercoledì 8 marzo. Il giudizio abbreviato si celebra allo stato degli atti ovvero sulla base di quelli che sono i risultati delle indagini preliminari e che sono confluiti nel fascicolo del Pubblico Ministero.

Lo ha chiesto Stella, ottenendo il consenso della Procura. In ogni caso con l’abbreviato si parte con la riduzione della pena di un terzo. Stella, disoccupato 38enne di Lendinara, è tutt’ora detenuto in carcere a Rovigo. Secondo l’accusa avrebbe ucciso Negrini, 51enne, artigiano di Giacciano con Baruchella, sparandogli in faccia con una carabina. Il cadavere è stato trovato alle 23 di martedì 2 febbraio dell’anno scorso in uno scolo a 40 metri da un casolare di Stella, nella campagna lendinarese. Tra l’acqua e l’edificio c’erano tracce di un corpo trascinato. Nel casolare è stata trovata la carabina di Stella, da cui sarebbe partito il colpo letale.

Dai primi esami sulla salma era subito emerso che a provocare la morte sarebbe stato un unico proiettile che perforando l’occhio sinistro ha causato lesioni interne rivelatesi fatali. Stella, aveva inizialmente dichiarato di essere arrivato sul luogo del delitto sulla Chevrolet Trax di Negrini assieme ad un cinese, che ha accusato di essere l’assassino.

Gli inquirenti nel corso delle indagini hanno trovato il cinese di cui parlava Stella ma non risulta nemmeno indagato perché, all’epoca del delitto, non era nemmeno in Italia. Negrini era il titolare della Max arreda, una piccola azienda di casette per gli attrezzi e arredi in legno per giardini. Era stato apprendista, da giovane, del mobilificio Soragni di Baruchella e poi dipendente della Rpm, un’azienda di impianti elettrici di Badia. Negrini e Stella però si conoscevano per l’attività parallela di Negrini, quella di rigattiere. Li accomunava l’interesse per la compravendita di merce usata.

Affari nei quali convergeva anche il cinese poi accusato da Stella di omicidio. Nella prima ricostruzione dei fatti, Stella, aveva raccontato che il giorno prima del ritrovamento del corpo di Negrini, lunedì 1 febbraio, i tre si sarebbero incontrati alle 17 al casolare per eliminare della merce che lì era depositata. Stella si sarebbe assentato per mezz’ora e tornato sul posto avrebbe scoperto la morte di Negrini.

Il cinese avrebbe ammesso l’assassinio e sarebbe sparito. Lui si sarebbe messo a pulire l’immobile dal sangue perché in preda al panico. La sera dell’1 febbraio i familiari di Negrini hanno denunciato la sua scomparsa. Stella, che era in possesso di un regolare porto d’armi, avrebbe inizialmente dichiarato di aver prestato al cinese una propria arma. E che Negrini all’appuntamento di lunedì alle 17 si era presentato portando con sé una pistola. Ma secondo gli inquirenti il cinese non ha alcun ruolo, l’imputato è Stella.