Omicidio del Po, spunta un possibile movente

Salvatore Ciammaichella, accusato assieme alla compagna Monia Desole dell'uccisione di Antonio Piombo, è stato interrogato dal gip. Al delitto avrebbe assistito la figlia della donna

Omicidio del Po, barista ucciso (Foto Donzelli)

Omicidio del Po, barista ucciso (Foto Donzelli)

Rovigo, 7 giugno 2016 - Due figlie e l’ex moglie da mantenere, l’attuale compagna senza lavoro e una serie di debiti da saldare: la situazione economica del maresciallo dei carabinieri Salvatore Ciammaichella 45 anni, e Monia Desole, 42, non era delle più rosee. Potrebbe esserci proprio la scarsa disponibilità finanziaria della coppia a monte dell’omicidio avvenuto nella notte tra il 26 e il 27 maggio sull’argine del Po a Garofolo (FOTO).

Ad essere trovato senza vita, il giorno dopo, da alcuni pescatori, il barista 61enne Antonio Piombo, colpito da due colpi di pistola al torace e alla testa. Due colpi che potrebbero essere stati sparati dalla Mauser calibro 7,65 sequestrata proprio a Ciammaichella, ora affidata al Ris per gli esami balistici.

Il maresciallo, in servizio alla stazione di Cento, nel Ferrarese, ma in malattia da alcuni mesi e sospeso dal momento del fermo, è stato interrogato oggi dal Gip del tribunale di Rovigo Alessandra Martinelli: dal carcere ha risposto alla domande in modo lucido e freddo. Domani toccherà alla sua compagna, al momento detenuta a Verona, poi il giudice si pronuncerà sulla convalida del fermo.

La testimonianza choc della piccola - Mentre il barista 61enne di Lama Polesine, Antonio Piombo, cadeva sotto i due colpi di pistola per mano della coppia, sarebbe stata presente anche una bambina, la figlia della Desole, di soli 8 anni. Il particolare aggiunge nuove ombre sul caso e rende ancora più precaria la posizione dei due sospettati. La piccola, oltretutto, era presente anche nel momento del fermo della coppia, bloccata in auto mentre Ciammaichella faceva un prelievo in banca, nella centralissima via Roma di Canaro, sabato pomeriggio. Un’esperienza già di per sé traumatica. Per questo anche la piccola è stata sentita dagli inquirenti nei giorni scorsi, per verificare le sue condizioni psicofisiche e raccogliere elementi aggiuntivi sul caso, ma soprattutto per determinare se fosse effettivamente presente al momento dell’omicidio di Piombo. «Non è stato papà a sparare», avrebbe detto la piccola agli investigatori.