Padre violentava figlio e la nipote. Condannato a 11 anni

San Martino di Venezze, tolta la patria potestà all’imputato, 20mila euro alla parte civile

I fatti si sarebbero svolti tra il 2010 e il 2012

I fatti si sarebbero svolti tra il 2010 e il 2012

San Martino di Venezze (Rovigo), 22 settembre 2017 - Un 49enne di San Martino di Venezze  è stato condannato in primo grado dal tribunale di Rovigo ad 11 anni di reclusione per il reato di «violenza sessuale» su minorenni. Il collegio, composto dai giudici Silvia Varotto, Valentina Verduci e Barbara Vicario, ha dato pienamente ragione all’accusa convinta che l’imputato avesse violentato ripetutamente il figlio e la nipote. I fatti si sarebbero svolti tra il 2010 e il 2012.

Ieri in aula il pm era Davide Nalin ma si tratta di un’inchiesta coordinata con successo dal sostituto procuratore Sabrina Duò. Era stata lei a chiedere il rinvio a giudizio per il 49 enne una volta chiusa la fase di indagini. Nalin al termine della requisitoria ha chiesto una condanna a 12 anni. Il dispositivo della sentenza prevede solamente un anno in meno di quanto avrebbe voluto l’accusa.

Inoltre, come è prassi in questi casi, all’uomo è stata tolta la patria potestà sulla prole, imposta l’interdizione dai pubblici uffici ed un risarcimento di 20 mila euro alla parte civile, cioè la nipotina, difesa dall’avvocato Cristina Zangerolami. I giudici hanno avuto pochi dubbi anche perché le prove sono state schiacchianti. L’imputato non ha nemmeno cercato di difendersi durante il dibattimento. Non si è mai presentato in aula per farsi interrogare e raccontare la propria versione dei fatti.

L’avvocato è rimasto quello assegnatogli d’ufficio dal tribunale fino a sentenza. L’uomo non ha mai pensato di cambiarlo con uno di fiducia. Il suo legale, Barbara Bisaglia, in attesa del deposito delle motivazioni, sta valutando l’impugnazione della sentenza in Corte d’Appello a Venezia. In caso non lo faccia la sentenza diventerà esecutiva e per il condannato si apriranno le porte del carcere. Almeno fino a quando non gli verranno concessi i domiciliari, sempre che lui chieda misure detentive meno pesanti della cella.

Fino ad oggi l’imputato è rimasto in libertà, poiché evidentemente l’autorità giudiziaria non ha mai ravvisato il pericolo di fuga. A ragione, almeno fino a ieri, dato che il 49 enne di San Martino non si è mai dato alla latitanza. Al termine della discussione il collegio si è ritirato in camera di consiglio per uscire con il dispositivo in mano attorno alle 16, lo ha letto la presidente, Silvia Varotto. In aula oltre al pm Nalin, l’avvocato difensore Bisaglia e quello di parte civile Zangerolami.