Pila, pescatori in esilio per colpa della secca del porto

Equipaggi bloccati a Porto Garibaldi: "Costretti a dormire nelle barche, non ce la facciamo più"

Uno degli equipaggi di pescatori di Pila

Uno degli equipaggi di pescatori di Pila

Pila (Rovigo), 22 febbraio 2017 - «E' la quinta settimana che lavoriamo a Porto Garibaldi, non ce la facciamo più. Ci alziamo alle 3 del mattino e facciamo 60 chilometri per andare a lavorare e altri 60 per ritornare a casa la sera. Per due settimane abbiamo anche dormito in barca. Questa non è vita e non sappiamo ancora quanto il porto di Pila sarà aperto»: sono le parole di Lorenzo Zago, un pescatore di Pila, comandante del peschereccio ‘Lupo’ che da cinque settimane è costretto ad andare a pescare a Porto Garibaldi perché nel porto di Pila c’è il problema della secca nella bocca di Barbamarco.

Il problema esiste e si è aggravato con la bora, a gennaio, che ha portato molta sabbia nella bocca e le barche non riuscivano più ad uscire dal porto per andare a pescare in mare.

Da cinque settimane dunque 30 persone, vale a dire sei barche, sono bloccate a Porto Garibaldi, in Emilia Romagna. «Siamo riusciti ad andare in mare grazie all’alta marea – spiega Zago – ma poi non siamo più riusciti ad entrare nel nostro posto barca. Quindi da 5 settimane lavoriamo a Porto Garibaldi. Le prime due siamo stati obbligati a dormire in barca, poi ci hanno assegnato i posti. E quindi da tre settimane ritorniamo tutte le sere a dormire a casa nostra a Pila».

Tutte le mattine i pescatori si alzano alle 3 di notte per essere alle 4 sul posto di lavoro e fanno altre 3 ore di barca per andare nel punto dove pescano. Nelle loro reti pesce azzurro come alici e sarde. Arrivano a casa la sera verso le 18 o le 19. «Stiamo affrontando numerosi disagi per scaricare il pesce – continua Zago – perché la gente del posto ha le proprie barche in punti precisi e sono organizzati. Noi, visto che siamo ospiti, ci dobbiamo accontentare di posti diversi. Sono comunque bravi con noi perché in ogni caso siamo sempre sei barche in più».

Zago ribadisce che i lavori del porto sembrano non finire mai. «Dovevano durare due settimane – afferma – ora siamo arrivati a cinque e non sappiamo quando finiscono». Jonny Azzalin è un altro pescatore. «Siamo fuori casa – racconta –. Al mattino arriviamo prestissimo e c’è anche il disagio quando dobbiamo scaricare il pesce perché c’è poco spazio e noi siamo costretti a farlo in terza e quarta fila – racconta –. Inoltre ci mettiamo 3 ore ad andare al largo con la barca. Siamo stanchi, non ce la facciamo più».

Giuliano Zanellato, il presidente della cooperativa Pila Mare, ribadisce il fatto che i pescatori sono stati costretti a dormire nelle loro barche e che i servizi non sono adatti per starci più notti, ma al massimo solo una. «I lavori alla bocca di Barbamarco procedono e si concluderanno tra 10 giorni – spiega –. Per noi questa situazione è un vero dramma. I pescatori si alzano presto la mattina, dopo avere pescato fanno un lavoro per sbarcare il pesce. Poi ci sono la vendita, il lavaggio, e devono preparare la barca con il ghiaccio, l’acqua e le cassette per il giorno dopo». Il presidente dice inoltre che a Porto Garibaldi c’è una vendita diversa rispetto a Pila. Infatti là non ci sono le cooperative e i costi sono più alti perché non c’è un mercato e i commercianti non ci contendono il prodotto come a Pila.