Rovigo, picchia il marito con la scopa. Condannata

Un anno e otto mesi per maltrattamenti alla donna cinquantenne. Incastrata con i video

Anche il manico di scopa può diventare un'arma davvero pericolosa

Anche il manico di scopa può diventare un'arma davvero pericolosa

Rovigo, 1 febbraio 2017 - Una donna di circa 50 anni di Rovigo ha subito ieri mattina una condanna, con rito abbreviato, ad un anno e otto mesi per maltrattamenti nei confronti del convivente.

Secondo le indagini che sono state condotte dalla procura di Rovigo lei maltrattava abitualmente lui percuotendolo con schiaffi e spinte, colpendolo alla nuca con il bastone della scopa, lanciando in casa oggetti di uso domestico o personali, urlando, offendendolo ed ingiuriandolo anche parlando dei suoi genitori e dei suoi fratelli. Lo sbeffeggiava arrivando a sputargli addirittura in faccia. Lo afferrava per i genitali e lo esasperava con toccamenti continui e ossessivi al volto.

Questo atteggiamento, secondo la magistratura, è risultato denigratorio anche di fronte alla loro figlia, una ragazza minorenne.

«La cliente è soddisfatta considerando che la pena sarebbe potuta arrivare a 10 anni – ha commentato ieri l’avvocato difensore della donna, Federico Bardelle –. Abbiamo scelto l’abbreviato per giocarcela sulla condizionale. Senza abbreviato avrebbe ricevuto sicuramente più di due anni. Avrebbe perso quindi l’affidamento delle figlie, cosa che non è avvenuta. Questo è un processo che è stato impostato su quei termini fin dall’inizio, per stare cioè dentro la condizionale. La pena altrimenti sarebbe stata dai 2 agli 8 anni, con l’aggravante della minore si poteva arrivare oltre appunto i 10 anni. Le prove erano schiaccianti, c’erano una ventina di video con lei che maltrattava il compagno. Oltre ai video, bisogna poi tenere presente che c’erano anche le consulenze mediche».

L’avvocato spiega anche come i video sono diventati prova per i reati. «Li aveva fatti la persona offesa – spiega ancora il legale – indirizzando una telecamera all’interno della stessa abitazione. Non c’è un problema di utilizzabilità perché se i video sono fatti dalla persona offesa sono documenti considerati a tutti gli effetti leciti. Se invece qualcuno filma il partner in casa propria intento in un rapporto sessuale con un’altra persona, quel video costituisce esso stesso reato perché viene considerato una palese interferenza nella vita privata».

Poi Federico Bardelle spiega che la sua assistita è stata condannata anche a versare un risarcimento che si aggira su qualche migliaio di euro. E se per la condanna penale l’avvocato si considera ampiamente soddisfatto, sul quella civile si riserva di ricorrere in appello.