Profughi, don Mandruzzato li difende. "Non devono lavorare"

Il parere del direttore della Caritas

Rovigo, Don Piero Mandruzzato sostiene che i profughi non debbano lavorare (Foto Donzelli)

Rovigo, Don Piero Mandruzzato sostiene che i profughi non debbano lavorare (Foto Donzelli)

Rovigo, 20 agosto 2016 - «I profughi che accogliamo nelle nostre città non ci devono proprio niente in cambio. E’ un loro diritto sancito dalle diverse convenzioni internazionali sui diritti umani, tra cui la convenzione di Ginevra, quello di essere accolti ed ospitati dignitosamente». Don Piero Mandruzzato, responsabile della Caritas Diocesana di Adria e Rovigo, esprime il suo dissenso nei confronti della pretesa di fare lavorare i profughi, impiegandoli in lavori socialmente utili. In questi giorni infatti a lanciare la proposta di far lavorare i richiedenti asilo nelle città che li ospitano è lo stesso capo del Dipartimento immigrazione del Viminale, Mario Morcone. Proposta accolta di buon grado da molti sindaci italiani.

«E’ necessario invece – spiega Don Mandruzzato – attivare esperienze come quelle promosse dalla Caritas: I have a Dream e Un rifugiato a casa mia. Grazie al primo progetto, ad esempio, alcuni profughi sono stati di recente impegnati come volontari in un ‘gattile’ della provincia. Un’esperienza che li ha arricchiti molto».

Per quanto riguarda invece i nigeriani che chiedono l’elemosina davanti ai supermercati, il sacerdote afferma: «Sappiamo che molti sono senza documenti, alcuni vengono a farsi la doccia alla Caritas, una volta a settiamana. Difficile dare loro una mano, sono schivi, non hanno alcun permesso. Abbiamo troppi pochi strumenti a nostra disposizione per aiutarli in modo più efficace se non sono in regola con i documenti. Dobbiamo limitarci alla carità».