Rovigo, la grande secca del fiume Adige

Gli agricoltori lanciano l’sos

Rovigo, la secca nel fiume Adige (foto Donzelli)

Rovigo, la secca nel fiume Adige (foto Donzelli)

Rovigo, 22 aprile 2017 - Il Polesine è stretto nella morsa della siccità e del cuneo salino, che strozzano l’agricoltura e incidono sull’approvvigionamento idrico della popolazione. Un dato emerso, l’altra mattina, è emblematico. Alle 7,30 il livello idrometrico dell’Adige ha raggiunto la quota d’acqua a - 4,50, il più basso degli ultimi anni. Il precedente record risale al 21 aprile 1976 quando a Boara Polesine il livello d’acqua era a quota - 4,21. Un’emergenza che sta mettendo in difficoltà le derivazione d’acqua, vedi gli acquedotti. La Regione ha emesso un’ordinanza firmata dal presidente Luca Zaia, inviata a tutti i comuni, per limitare il pescaggio nel fiume. Dall’ordinanza emerge che le centrali di potabilizzazione di Badia e Boara sono a rischio blocco in quanto, nonostante le operazioni di abbassamento del pescaggio, le elettropompe hanno la maggior parte dei motori fuori dall’acqua con il pericolo di surriscaldamento.

«E’ vero – afferma Massimo Chiarelli, direttore di Confagricoltura – il dato sul livello dell’Adige è allarmante, non solo per il presente, ma anche per il futuro delle colture. C’è la dichiarazione di allerta da parte della Regione, un’ordinanza che riduce il prelievo di acqua a monte di Badia, cioè nelle Valli Veronesi del 40%; per tutti gli altri bacini la riduzione è del 20%. Siamo a metà aprile, quanto sta accadendo è preoccupante. Naturalmente siamo interessati per tutto quello che riguarda l’irrigazione che parte da Badia in modo particolare, vedi il prelievo della Bova che porta acqua nell’Adigetto. E poi una serie di prelievi che vengono fatti a Lusia».

Con l’Adige in secca, guai in vista anche per le colture orticole di Lusia. «Per il momento – afferma il direttore del Mercato ortofrutticolo, Rossano Fontan – non ci sono particolari problemi, ma se le cose non cambieranno in fretta, la situazione precipiterà perché per coltivare serve acqua e i nostri orticoltori non saranno in grado di irrigare. Il livello così basso dell’Adige, preoccupa. E preoccupa anche la possibilità che la natura si ribelli e dopo tanta siccità accadano eventi calamitosi tali da compromettere le coltivazioni. L’assaggio si è avuto a Pasqua nel basso Polesine, con grandinate devastanti». Poi c’è il combinato tra siccità e risalita del cuneo salino nell’Adige.

Come evidenzia la Coldiretti con il suo presidente Mauro Giuriolo, le due strutture antisale presenti in Polesine risalgono agli anni ’90 e oggi non sono più utilizzabili vista la drastica riduzione della portata dei fiumi, che impone la necessità di investimenti per poterle adeguare alle nuove portate minime registrate. Secondo le ultime rilevazioni, il cuneo salino l’altro avrebbe raggiunto Cavarzere. «Questo vuol dire – sottolinea ancora Chiarelli – che l’acqua salata del mare risale perché persiste una bassissima portata dell’Adige. Non ci saranno problemi sono per l’agricoltura, ma anche per la potabilizzazione dell’acqua. La situazione è drammatica».