Ariano, spacciava droga. Condannato a cinque anni

Nei guai un 35enne di Porto Viro

Aveva spacciato 230 grammi Sono intervenuti i carabinieri

Aveva spacciato 230 grammi Sono intervenuti i carabinieri

Ariano nel Polesine (Rovigo), 17 maggio 2017 - Spaccio di droga a piccole dosi da mezzo grammo e da un grammo nella zona di Ariano nel Polesine, complessivamente circa 300 grammi di cocaina in un anno e mezzo nel periodo tra il 2013 ed il 2014. Mhamed Gari, 35 anni, incensurato, di Porto Viro, cittadino del Marocco, è stato condannato a cinque anni, ieri, al termine del processo con rito abbreviato. Il pubblico ministero che sosteneva l’accusa aveva chiesto una condanna a due anni. Ma il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Rovigo, Pietro Mondaini, ha deciso di infliggergliene cinque.

Ora l'avvocato difensore di Gari, Marco Pietropolli, impugnerà la sentenza in Corte d’Appello a Venezia. Attualmente Gari non ci trova in carcere e grazie all’appello non vi andrà, almeno fino alla prossima sentenza. «Non aspetto nemmeno di leggere le motivazioni, sono già sicuro che presenterò appello – ha detto l’avvocato Pietropolli – per riportare la pena in un giusto equilibrio commisurativo». Gari aveva confessato tutto, anche per questo l’avvocato difensore si è detto sorpreso per la decisione del giudice, che ha inflitto tre anni in più al suo assistito rispetto alla pena richiesta dal pm.

Il comune di Ariano nel Polsine, oltre 4mila abitanti, dà il nome anche all’Isola di Ariano, un territorio compreso tra i rami del Po di Goro, del Po di Venezia e del Po di Gnocca, facente parte del Delta del Po. Un luogo tranquillo secondo l’ex sindaco, dal 2014 vice sindaco, Giovanni Chillemi, che commenta così la notizia: «È giusto che la giustizia faccia il suo corso. Ad Ariano comunque non c’è un allarme droga. Credo che questo sia il primo caso di un certo rilievo. Il problema credo ci sia ormai un po’ dappertutto. Io non discrimino in nessuna maniera, chi fa reati è giusto sia punito a prescindere dalla nazionalità. Italiani e stranieri che siano».

Chillemi ritiene sia sbagliato puntare il dito contro la popolazione straniera e lo sottolinea: «Noi qui abbiamo un gruppo storico abbastanza numeroso, hanno tutti famiglia ed un lavoro. A volte precario, ma come succede anche per gli italiani. Problemi non ne danno». Da poco tempo ci sono anche dei richiedenti asilo. «Abbiamo un gruppo nuovo di 12 persone che hanno presentato perfino un progetto in Comune – racconta Chillemi –. Sono stati ospitati nella casa di un privato, si vorrebbero occupare dell’arredo urbano. Non sono assolutamente persone pericolose. Sono tranquilli. Vorrebbero dedicarsi alla pulizia delle aiuole, un’iniziativa basata sul volontariato».