Rovigo, vestiti taroccati. Maxi sequestro nei negozi cinesi

Undicimila capi ritirati, Valore del blitz della Finanza: 100mila euro

Gli agenti della Guardia di Finanza mostrano  i sacchi di abbigliamento sequestrato

Gli agenti della Guardia di Finanza mostrano i sacchi di abbigliamento sequestrato

Rovigo, 20 dicembre 2017 - Migliaia di capi d’abbigliamento con etichettatura irregolare che, una volta appurato che non provocano danni a contatto col corpo, andranno in beneficenza. L’operazione condotta dalla Finanza, impegnando per tre giorni un centinaio di uomini, ha portato al sequestro di 11mila capi in tutta la provincia di Rovigo.

La merce, priva di etichettatura o con etichettatura irregolare, ha un valore stimato di 100mila euro. Che nel caso possa essere davvero donata in beneficenza, sarebbe un regalo di tutto rispetto per le associazioni destinatarie. Tutta la merce portata via dalle Fiamme gialle era pronta per essere venduta dai commercianti, tutti cittadini cinesi. Infinità la varietà dei capi sequestrati: gonne, pantaloni, maglie e giubbotti e persino sacchi e sacchi di biancheria intima. La più pericolosa, se non si è certi della sua composizione, proprio perché a diretto contatto con la cute e quindi con rischi immediati per la salute del compratore.

Oltre al maxi sequestro di tutta la merce, sono state applicate anche sanzioni amministrative che possono giungere fino a 500mila euro, ma di questo se ne occuperà la Camera di commercio. I sequestri sono avvenuti in una ventina di negozi cinesi sparsi a Porto Viro, Porto Tolle, Lendinara, Badia e Occhiobello. Le ispezioni, che erano state persino precedute da un’azione informativa, hanno rilevato numerose infrazioni al codice del consumo e violazioni alla normativa sull’etichettatura dei prodotti tessili, rilevando che i capi sequestrati non riportavano quelle minime informazioni previste dalla legge sull’indicazione dell’importatore, del produttore, del paese di origine: obbligatoria quando è extra Unione Europea.

In più, assenti anche l’indicazione dei materiali usati e le istruzioni d’uso. Spesso mancavano anche le etichette con le informazioni sulla composizione delle fibre. La commercializzazione di qualsiasi merce in tali condizioni nel nostro paese è vietata. Le etichette sono l’unico strumento d’informazione per il consumatore e la loro assenza, o la parziale carenza informativa, lo daneggia e rappresentare anche un potenziale pericolo per la salute. Oltre ad essere una concorrenza sleale nei confronti di quei produttori e commercianti che, per stare alle regole, sostengono dei costi maggiori e devono praticare dei prezzi più alti a fronte delle garanzie che danno. Al momento, tutta la merce sequestrata si trova nel deposito della Guardia di Finanza a Borsea e, appurato che nulla possa provocare dei disturbi alla salute, l’idea è di donarla tutta in beneficenza.