Rovigo, 22 marzo 2012 - Sala degli Arazzi affollata martedì pomeriggio all’Accademia dei Concordi. C’era da seguire la lezione dell’astrofisico Mattia Negrello nel primo appuntamento di un ciclo di incontri con i giovani ricercatori rodigini organizzato dall’Accademia assieme all’Università Popolare. Negrello, classe 1978, ha affrontato un argomento affascinante: lo studio dell’universo. Ha proposto una breve introduzione sulla storia dell’astronomia dal 1600 (comparsa del cannocchiale) fino agli anni più recenti con i telescopi spaziali come Hubble prima e Herschel poi. Un mondo di stelle e di galassie illustrato con l’aiuto di immagini e con un linguaggio scientifico sì ma quanto più possibile divulgativo per adattarsi ad un pubblico con parecchi appassionati della materia ma comunque di non addetti ai lavori.

Il relatore è stato presentato dal segretario generale dell’Accademia, Virgilio Santato (preside di Negrello al Liceo Scientifico Paleocapa) che ne ha riassunto in breve il curriculum: laurea in Fisica all’Università di Padova, dottorato di ricerca alla Sissa di Trieste e quindi un lungo periodo come postdoc in Gran Bretagna alla Open University di Milton Keynes. Dopo il volo ad uccello sulla cosmologia nelle varie epoche ha parlato di come nel campo astronomico occorre che gli studiosi si specializzino: è impensabile infatti immaginare oggi il ricercatore solitario impegnato a studiare l’universo. Diventano quindi indispensabili i consorzi, meglio se internazionali. Ed attualmente Negrello collabora con un consorzio di circa 150 astronomi con cui è possibile confrontarsi e scambiarsi le informazioni. Le sue ricerche spaziano dalla cosmologia delle onde sub millimetriche alle lenti gravitazionali. Ha pubblicato, su quest’ultimo argomento, un articolo sulla prestigiosa rivista “Science. Attualmente lavora all’osservatorio astronomico di Padova dell’Istituto Nazionale di Astrofisica e si occupa prevalentemente di osservazioni all’infrarosso: esamina dati di osservazione raccolti da telescopi che agiscono su frequenze non percettibili dall’occhio umano.
 

La platea è rimasta colpita anche dal racconto relativo al fenomeno delle lenti gravitazionali, un argomento recentissimo per l’astronomia. Ciò che era stata intuito a livello teorico da Einstein nella teoria della relatività generale ora è nell’astronomia: una lente gravitazionale è un fenomeno caratterizzato dalla deflessione della radiazione emessa da una sorgente luminosa a causa della presenza di una massa posta tra la sorgente e l’osservatore. La modifica che un corpo massivo provoca alla curvatura dello spazio-tempo genera un effetto simile a quello ottico di una lente, che può andare dalla deformazione apparente della sorgente, allo sdoppiamento o alla visione multipla della sua immagine. Il ciclo continuerà domani, sempre ore 16 all’Accademia, con Nicola Andriolli, ricercatore della Scuola Superiore S.Anna di Pisa, che parlerà di telecomunicazioni. Titolo della relazione: “Reti e tecnologie fotoniche per l’internet del futuro”.