Rovigo, 11 aprile 2013 - La mostra “Egitto in Veneto”, distribuita tra i poli museali di Padova e Rovigo, vedrà l'apertura al pubblico nella città patavina del Centro di Ateneo per i Musei dell'Orto Botanico (CAM) e del Museo di Scienze Archeologiche e d'Arte dell'Università di Padova, del Museo Archeologico all'interno dei Musei Civici agli Eremitani e del Piano Nobile dello Stabilimento Pedrocchi, mentre a Rovigo ad essere protagonista sarà il Museo dei Grandi Fiumi che anticiperà l’apertura il 12 aprile 2013.

 

Le sezioni tematiche degli spazi espositive sono “Esplorando l’Egitto: viaggio nella cultura egizia” al CAM, “ Il Veneto e l’Egitto nell’antichità: relazione e scambi” al Museo Archeologico dei Musei Civici agli Eremitani di Padova, “L’Egittomania a Padova” al  Piano Nobile dello Stabilimento Pedrocchi, “Lo scavo e la ricerca archeologica patavina in Egitto” al Museo di Scienze Archeologiche e d’Arte dell'Università e “L’Egitto all’Accademia dei Concordi di Rovigo” al Museo dei Grandi Fiumi.

 

La mostra è parte integrante del progetto EgittoVeneto, nato dalla collaborazione tra l’Università degli Studi di Padova e l’Università Ca’ Foscari di Venezia, affiancate dal personale e dalle strutture della Regione del Veneto. Il progetto è sostenuto dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo che lo ha selezionato fra i vincitori del “Bando Progetti di Eccellenza”.  La ricerca è coordinata scientificamente da Paola Zanovello, docente di Archeologia delle Province Romane presso l'Ateneo Patavino ed Emanuele Marcello Ciampini, docente di Egittologia nella sede veneziana e si avvale della collaborazione di Martino Gottardo, Claudia Gambino e Giulia Deotto, giovani studiosi delle due università. Lo scopo della mostra Egitto in Veneto e lo spirito in cui nasce la ricerca del Progetto EgittoVeneto sono quelli di far conoscere e progressivamente valorizzare l’ingente patrimonio egittologico ed egittizzante conservato in Veneto attraverso la catalogazione, il restauro e la restituzione al grande pubblico dei ritrovamenti archeologici.

 

Rovigo conserva una delle più ricche collezioni di materiali egizi presenti in Veneto, raccolti in epoche diverse fin dal XVII secolo. Nella sede rodigina del Museo dei Grandi Fiumi, proprio in questa terra “d’acque”, così simile all’Egitto descritto da Strabone, si possono cogliere alcuni degli aspetti fondamentali della religiosità egizia e in particolare il rapporto tra l’uomo e le molteplici divinità che caratterizzano la terra del Nilo.

 

Al Museo dei Grandi Fiumi si approfondisce il tema egittologico del collezionismo attraverso i reperti, consolidati e restaurati per l’occasione, conservati da una delle più antiche istituzioni culturali d’Italia: l’Accademia dei Concordi. L’Accademia possiede una delle più ricche collezioni del Veneto, formata in epoche diverse fin dal XVII secolo da esponenti della borghesia della città, con il maggior contributo portato dal rodigino Giuseppe Valsè Pantellini, vissuto in Egitto nella seconda metà dell’Ottocento.
Il visitatore viene invitato a conoscere la nascita e la storia della collezione e, attraverso i materiali esposti, approfondisce il rapporto tra umano e divino in Egitto, l’uomo del Nilo e del deserto di fronte alle molteplici divinità che caratterizzano, anche geograficamente, la religione egizia.

 

L’Accademia dei Concordi di Rovigo ospita un’ampia raccolta di antichità egizie, più di 500 pezzi, con oggetti che illustrano le credenze religiose e il culto funerario dall’Antico Regno fino alla fine dell’età faraonica e oltre fino all’età tardoantica.
Fu Giuseppe Girolamo Valsé (Rovigo, 1826-Fiesole, 1890) a creare il nucleo principale della collezione.  Fuggito dall’Italia dopo i moti del 1848, Valsé si trasferì in Egitto, dove gestì alberghi di lusso al Cairo e ad Alessandria. Fu dunque a lui che l’Accademia di Rovigo nel 1877 si rivolse per formare una prima collezione di reperti come già avveniva in molti musei d’Europa. Oltre ai pochi pezzi già di proprietà fin dal XVII secolo lasciati dalla famiglia Silvestri, altri reperti arrivarono negli stessi anni da privati, e molto probabilmente dai cimeli di Giovanni Miani, famoso esploratore delle sorgenti del Nilo.

 

In mostra a Rovigo verranno esposti notevoli pezzi architettonici (stipiti di falseporte) databili all’Antico Regno i più antichi della raccolta,  che, accanto alle figurazioni dei personaggi hanno didascalie con nomi e titoli. La falsaporta era nella tomba il punto considerato simbolicamente fondamentale per il rapporto fra viventi e defunti, come se davanti ad essa potesse realizzarsi il contatto fra i due mondi. Di grande importanza è uno stipite che su un lato reca due figure di offerenti: un personaggio maschile che porta due volatili, e una figura femminile con un vaso per bere nella mano sinistra e un acquamanile (vaso con beccuccio e manico) levato nella destra.
Un altro pezzo da collocare all’epoca dell’Antico Regno, probabilmente alla V o forse anche a V-VI dinastia, è un blocco dalla decorazione parietale di una tomba con parte di una grande Lista di Offerte o Pancarte. Le offerte rituali destinate al defunto sono elencate secondo un ordine fissato dalla tradizione: si tratta di dieci offerte di carne bovina che i piccoli offerenti sottostanti recano in mano, seguono cinque offerte di volatili, con determinativo di un contenitore, una coppa o un bacile.

 

Una piccola stele funeraria appartenente al tardo Medio Regno proviene dal centro di culto di Osiride ad Abido. Di particolare rilevanza è che potrebbe essere stata scolpita dalla stessa persona, come rilevano alcuni particolari di esecuzione, di analoghe stele oggi conservate a San Pietroburgo e al Cairo. L’esemplare di Rovigo si caratterizza per il fatto che la formula d’offerta è la più lunga delle tre, occupando ben tre linee.
In mostra si trova un sarcofago in miniatura, una cassettina per contenere una statuetta-ushabti di legno stuccato, dipinto di blu e dorato. Sul coperchio vi sono tre fasce longitudinali parallele e separate, originariamente dorate, con iscrizione incisa. Questo oggetto apparteneva al figlio primogenito del re, perciò destinato al trono, che si sarebbe aggiunto al corredo funerario del giovane principe.

 

La stele lignea dipinta esposta a Rovigo con probabile provenienza da Tebe, che è anche in copertina al catalogo, doveva stare ritta su due sostegni a forma di scaletta, esposta o – si direbbe – ‘pubblicata’ nella tomba, intesa come frontiera dell’altro mondo. Il campo è diviso in tre parti: la lunetta contiene un disco solare alato da cui discendono due urèi (serpenti sacri assunti come simbolo del potere supremo), e lo spazio fra di loro è occupato da uno scarabeo sopra ad una porzione di collare con pendenti. Due sciacalli neri, forse il dio Wepwawet, si fronteggiano sotto le ali.

 

Anche a Rovigo sono presenti molti elementi caratteristici di corredi funerari come il bel vaso canopo di Psamtekseneb  di alabastro egiziano, e numerosissime ushabti, piccole statue che costituivano elemento integrante e indispensabile del corredo funebre. Notevoli per l’indiscussa rarità sono sedici piccoli esemplari di terracotta che portano un cesto sulla testa e che potrebbero essere anche di produzione nubiana e risalire alla XXV dinastia. Significativi sono due frammenti di cartonnage per mummia che appartengono molto probabilmente allo stesso originale e corrispondono alla copertura della spalla e braccio destro e dei piedi. Apparteneva invece ad un sarcofago ligneo la maschera di fattura assai pregevole e apprezzabile benché gli occhi, originariamente incastonati, siano stati dipinti. Numerosissime sono le immagini divine, anche in forma di amuleti, specialmente del dio Bes, presente anche nel culto domestico, nel caratteristico atteggiamento aggressivo di allontanare o annullare influssi maligni.
Infine un vasetto di steatite che era in origine invetriato di verde. Il vasetto-contenitore, cavo all’interno, raffigura una donna, ora mancante della testa, si presenta apparentemente nuda, i seni in evidenza, e viene resa plasticamente nell’atto di sedersi con le gambe ripiegate. La figura tiene  forse una gazzella legata, le stringe il muso con la mano sinistra e appoggia la mano destra sul dorso. Il reperto, sul retro, esalta l’idea di femminilità e maternità, con un bimbo appiattito e aggrappato alla madre, dentro a una specie di sacco-zaino coi legacci che passano davanti sotto il seno e alla base del collo.
(da “Antichità egizie a Rovigo” di Gloria Rosati - L’Egitto in Veneto a cura di Paola Zanovello ed Emanuele M. Ciampini - Ed. Cleup 2013)


 

Padova 19 aprile - 30 giugno 2013
CAM - Centro di Ateneo per i Musei, via Orto Botanico, 15 – Padova, “Esplorando l’Egitto: viaggio nella cultura egizia”
Musei Civici agli Eremitani – Museo Archeologico, piazza Eremitani, 8 – Padova, “ Il Veneto e l’Egitto nell’antichità: relazione e scambi”
Museo di Scienze Archeologiche e d’Arte, Palazzo Liviano piazza Capitaniato, 7 – Padova, riallestimento della sezione egizia a cui si aggiunge “Lo scavo e la ricerca archeologica patavina in Egitto”.
Piano Nobile dello Stabilimento Pedrocchi, via VIII febbraio 15 – Padova, “L’Egittomania a Padova”

Rovigo 12 aprile -16 giugno 2013
Museo dei Grandi Fiumi di Rovigo, piazzale San Bartolomeo 18 – Rovigo, “L’Egitto all’Accademia dei Concordi di Rovigo”

Ingresso (validità un mese)
Intero:  euro 4
Ridotto: euro 3 (over 60, studenti, dipendenti dell’Università di Padova e Ca’ Foscari di Venezia);
euro 1 (scuole per cui è prevista la gratuità per massimo 2 accompagnatori)