Farmaci veterinari fuorilegge ai bovini, perquisizioni dei Nas

Le sostanze somministrate al bestiame per aumentarne la produzione di latte erano prive di registrazione e autorizzazione all’immissione in commercio

Mucche di allevamento (Foto Germogli)

Mucche di allevamento (Foto Germogli)

Rovigo, 31 ottobre 2014 - Oltre duecento carabinieri dei Nas dell’Arma hanno dato esecuzione in 9 province di Italia (Cremona, Mantova, Bergamo, Verona, Brescia, Parma, Piacenza, Rovigo e Ragusa) a 48 decreti di perquisizione di cui 31 in allevamenti intensivi, che ospitano quasi 20mila capi di bestiame da latte. I decreti sono stati emessi dal sostituto procuratore, Ambrogio Cassiani, della Procura della Repubblica di Brescia anche nei confronti di sette indagati ritenuti responsabili di associazione a delinquere finalizzata al commercio e somministrazione di medicinali veterinari di provenienza illecita.

I carabinieri, secondo l’ipotesi dell’accusa, avrebbero scoperto un vasto traffico di farmaci veterinari illeciti da somministrare a bovini per aumentare la produzione di latte. Le indagini hanno portato i militari ad eseguire, la scorsa settimana, un fermo di indiziato di delitto nei confronti di un medico veterinario, libero professionista, il quale, insieme agli altri indagati - professionisti del settore zootecnico - è stato trovato in possesso di una quantità ingente di farmaci veterinari privi di registrazione e autorizzazione all’immissione in commercio (due quintali circa di specialità medicinali comunitarie ed extracomunitarie, 20 chilogrammi di polvere anonima, verosimilmente antibiotico, e 500 confezioni di farmaci di provenienza extra Ue).

L’indagine, avviata dal Nas di Cremona nel decorso mese di aprile, ha permesso di far luce su un vasto traffico illecito di somatotropina bovina, triangolata da paesi extra Ue e venduta in flaconi e siringhe ad allevatori di bovini da latte insieme ad altri farmaci veterinari, provenienti dal ‘mercato nero’ privi, quindi, di prescrizione e registrazione nonché irregolarmente introdotti in Italia, che servivano a far aumentare fino al 20% la produzione di latte del bestiame trattato.