Brilla l'In-Canto tra note popolari e canti politici

Al Monastero Olivetano di San Bortolo il 6 e 7 settembre torna il festival 'Ande Bali Cante'

Giuliano Gabriele all'organetto

Giuliano Gabriele all'organetto

Rovigo, 2 settembre 2014 - “Nessun canto è solitario, anche se può accadere, e spesso accade, che resti magari a lungo inascoltato. Esiste una memoria, un canto universale, in cui tutti siamo concordi”. C’è, dunque, un canto universale che vive nel segreto della memoria di tutti, come ha suggerito il poeta Roberto Mussapi? Sicuramente sì. Per certuni è il letale canto delle Sirene, talmente bello e al tempo stesso imperfetto da essere inudibile. Per altri è quello che si rivela nella musica dei grandi e per altri ancora, come ha scritto Khalil Gibran, un luogo dell’anima in cui “risiede tra la vibrazione della voce di chi canta ed il battito del cuore di chi ascolta”. Difficile, e forse anche impossibile, dire. Ci proveranno, il 6 e il 7 settembre prossimo (al Monastero Olivetano di San Bortolo), gli organizzatori e curatori del Festival di musica e cultura popolare “Ande Bali e Cante”, giunto felicemente e con la stessa passione di sempre alla sua tredicesima edizione.

Stiamo parlando degli infaticabili Mario Cavriani e Roberto Tombesi, rispettivamente il presidente dell’Associazione culturale Minelliana e il leader e fondatore del Calicanto. Una coppia cementata da discussioni infinite e da un amore irriducibile per la musica popolare, che negli anni è riuscita a fare di Rovigo la sede privilegiata di un festival che ha conquistato pubblico e prestigio internazionale. Il perché di tanto successo (che li ha indotti a riprovarci anche questa volta, a dispetto della crisi e delle difficoltà a finanziare l’iniziativa) va cercato, appunto, nel fascino insopprimibile e irresistibile della musica popolare, appunto, intesa, però nell’accezione più alta e più ampia, passando dal Mediterraneo alle steppe del Nord, in una concezione che fa dell’Europa la culla della civiltà. Una civiltà del canto, che in questa edizione del festival diventa riflessione e ricerca, degustazione non fine a se stessa, ma piuttosto riscoperta di favolose radici comuni e di un incanto autentico.

In-canto che, nella indeterminatezza della parola, è anche il titolo della manifestazione. Numerosi, come sempre e contenuti in due soli giorni, gli artisti che terranno i concerti (dall’ora dell’aperitivo alla prima e seconda serata per inoltrarsi nel folto della notte) e in taluni casi gli stage (Danze impari del centro Europa e Pizzica): Ande Cante e Bali (Rovigo), Oligon (Grecia), Vincenzo ‘Chacho’ Marchelli (Piemonte), Cecilia (Belgio), Coro multietnico voci dal mondo (Veneto), Giuseppina Casarin e il Coro delle cicale (Italia), Ariondassa (Piemonte) e Giuliano Gabriele Ensemble (Lazio) e la partecipazione di Altroteatro (Toscana) con una Orazione civile per Matteotti.

Non mancheranno gli incontri (musica popolare greca) e i convegni sul canto sociale e politico (Parole e canti del Polesine e Giacomo Matteotti nella memoria cantata), gli aperitivi musicali, il gran ballo del sabato, il concerto notturno e una mostra dedicata ai 25 anni di attività del gruppo Ande Cante e Bali. E vale la pena di rilevare che dal 9 al 12 ottobre la partecipazione di una rappresentanza del festival rodigino al Festival de Musique Populaire di Bourgoin-Jallieu (Lyon).