Polesine flagellato dal maltempo, una ventina di sfollati al centro scout per mangiare: "La paura non è passata"

La furia del maltempo devasta i paesi. Occhiobello, distrutta sede dei volontari (FOTO)

Maltempo, gli sfollati al centro scout di Melara (foto Donzelli)

Maltempo, gli sfollati al centro scout di Melara (foto Donzelli)

Melara (Rovigo), 15 ottobre 2014 - Ieri erano una ventina gli sfollati arrivati al Centro scout per il pranzo. Indossavano ancora i vestiti della sera prima. Le loro case sono state rese inagibili dalla tremenda tromba d’aria che l’altro pomeriggio si è abbattuta sulla provincia di Rovigo. Colpite in modo particolarmente violento Melara e le frazioni adiacenti.

«Sembrava l’apocalisse — racconta Marisa Gazzi, residente in via Paradello —, all’improvviso mi sono trovata il cielo aperto sopra la testa. Il tetto è stato completamente spazzato via dalla raffiche di vento. Ho visto il soggiorno nel vortice del ciclone. Sedie e tavoli sono finite in mezzo ai campi. Ad un centinaio di metri dalla casa». E racconta tra le lacrime: «Pensavo fosse la fine per me. Ho chiamato mia figlia al cellulare che avevo in tasca. Per darle l’ultimo saluto, ho pensato. Ma fortunatamente dopo pochi minuti la tormenta si è fermata. E’ iniziato a piovere. Tutto si è allagato. Un incubo senza precedenti».

A pochi metri di distanza ad indicare la sua casa c’è anche Simone Tioli che racconta: «Le tegole, spinte dal ciclone, prima hanno rotto i vetri delle finestre e poi sono penetrate in casa attraverso le fessure delle inferriate, colpendo la televisione e danneggiando i mobili. Un percorso davvero impensabile». «Non c’era nessuno in casa in quel momento, per fortuna — spiega Simone —. Il mio bimbo di sei mesi era dai nonni. Io e mia moglie invece eravamo al lavoro. Ringrazio il cielo che il tornado si è scatenato durante la nostra assenza. Di sicuro potevamo essere tutti morti».

Attraversando le vie di Santo Stefano, è facile intuire l’entità della catastrofe che l’altro ieri si è abbattuta in quell’area. Le strade sono piene di detriti e rami spezzati. Ad ogni angolo si trovano montagne di tegole e mobili da giardino ammucchiati. Non è difficile imbattersi in una bici accartocciata come una carta di caramella. Tutto è ricoperto da una pattina di fango. La gente cerca di recuperare quello che può. Ha fretta di ripulire e ripartire. Molti salgano anche sopra i tetti senza adeguate protezioni per posizionare teli. Temono la pioggia. Altri caricano quello che possono all’interno degli scatoloni e si trasferiscono da parenti ed amici». Alcune imprese hanno iniziato a mettere in sicurezza i tetti. Ora però la preoccupazione delle famiglie sono le spese che dovranno affrontare per rendere almeno agibili le loro abitazioni. Per accedere al contributo per calamità, servono le fatture. Una doppia tragedia in tempo di crisi.