Esalazioni killer, il ferito: "Nessuno ci ha avvertito del pericolo, chissà cosa c’era dentro quella vasca"

Massimo Grotto parla dal letto dell’ospedale di Adria dove è ricoverato

Tragedia sul lavoro a Ca' Emo (Rovigo): morti quattro operai (foto Donzelli)

Tragedia sul lavoro a Ca' Emo (Rovigo): morti quattro operai (foto Donzelli)

Rovigo, 26 settembre 2014 - Lo abbracciano, i famigliari lo guardano con gli occhi lucidi e lo stringono forte. Lunedì lo credevano in fin di vita. Ora è in piedi e sta bene. Ieri mattina nei corridoi del reparto di medicina dell’Ospedale di Adria parenti ed amici si sono stretti attorno a Massimo Grotto, l’operaio rimasto coinvolto nell’incidente della Coimpo di Ca’ Emo, salvato in extremis da Rossano Stocco, l’ex carabiniere eroe, ora indagato in qualità di gestore della vasca killer. Massimo è uscito dalla prognosi riservata mercoledì e ieri mattina ha ricevuto famigliari ed amici.

«Sto bene — racconta Massimo ancora molto scosso —, stanno monitorando le mie condizioni di salute ora per ora, dopo il grande quantitativo di gas tossico che ho respirato. Ma i medici mi hanno detto che sono fuori pericolo e quella maledetta sostanza non ha lesionato i miei organi. Anche se dovrò comunque sottopormi a controlli accurati per diverso tempo».

E racconta: «Mi sono risvegliato dallo stato di incoscenza il giorno dopo l’incidente. Non ricordo nulla di quello che è accaduto. Quella mattina stavo lavorando con l’escavatore intorno alla vasca dove doveva essere smaltito quel rifiuto speciale. Tutto mi sembrava come al solito. La nube si è alzata in un attimo, come si fosse trattato di un’esplosione. Impossibile preverla e mettersi in salvo».

E continua: «Ho perso subito i sensi. Non ricordo di essere stato salvato da Rossano e tanto di meno di essere finito addosso ad un muretto, come ho letto. Me l’hanno detto appena mi sono svegliato. L’ultima immagine che ho è quella della vasca. Poi, il buio». La moglie è stata avvisata subito dai carabinieri di Adria che il marito era stato trasportato all’ospedale, è corsa a prendere i due figli a scuola, uno di 13 ed uno di 16 anni, ed insieme sono corsi al capezzale del padre. «Non riesco a non pensare ai miei colleghi — spiega tra le lacrime Massimo — il pensiero che non ci sono più mi fa rabbrividire. Mi chiedo cosa ci fosse dentro quella maledetta cisterna per aver provocato una reazione così. Io mi sono salvato per un soffio. E’ un miracolo se ora sono qui a riabbracciare i miei famigliari».

E a gridare al miracolo c’è proprio nonna Maria, 79 anni. Ieri mattina non lasciava per un attimo la mano di Massimo, solo l’altro giorno pensava di averlo perso. «E’ stato un vero miracolo – racconta Maria —. Proprio sabato ero tornata da un pellegrinaggio a Lourdes e avevo portato una coroncina benedetta anche a Massimo. Ma la cosa che mi lascia sconvolta è che, proprio mentre ero di fronte alla statua della Madonna, ho avvertito una forte emozione e mi sono messa a piangere. Ero stata più volte al santuario ma non mi era mai successa una cosa così. Quando lunedì sera mio figlio mi ha detto che Massimo era in gravi condizioni, ho capito subito il perché di quell’episodio. Non ho mai smesso di pregare ed ora tutto si è risolto». Ma l’anziana donna si preoccupa: «Ora però questo povero ragazzo si ritrova anche senza lavoro con una famiglia a carico. Spero che giustizia sia fatta, anche per le famiglie di quei poveri operai morti mentre lavoravano».

Massimo non se la sente di raccontare altri particolari dell’incidente. Ma dai suoi occhi traspare la rabbia di fronte ad una vicenda che si poteva evitare. «Ora il mio pensiero va alle famiglie dei miei colleghi che si trovano ad affrontare un dramma simile — racconta —. I miei figli non smettono mai di accarezzarmi ed abbracciarmi, da quando mi sono svegliato. Sabato sarò presente ai funerali — fa sapere — .Voglio salutare per l’ultima volta i miei colleghi». e conclude: «Inevitabile sarà pensare che lì ci poteva essere una quinta bara. La mia».