Omicidio di San Pietro Polesine, si stringe la morsa attorno al killer

Svolta dalle telecamere in stazione: ha lasciato l’auto e Ferrara e preso il treno, forse è stato ripreso

L'auto di Sereno Breveglieri ritrovata a Ferrara (BusinessPress)

L'auto di Sereno Breveglieri ritrovata a Ferrara (BusinessPress)

San Pietro Polesine (Rovigo), 1 febbraio 2015 - E’ vicina la soluzione del giallo di San Pietro Polesine, frazione di Castenovo Bariano. Dopo il ritrovamento dell’auto che è stata utilizzata dall’assassino per allontanarsi dall’abitazione di Sereno Berveglieri, le indagini potrebbero subire in queste ore una svolta decisiva. La Peouget 106 grigia, che è stata trovata l’altro giorno a Ferrara dai vigili urbani, era stata parcheggiata in via Felisatti, dietro al Grattacielo, nell’area della stazione ferroviaria. Si tratta di una zona spesso finita sotto i riflettori per episodi di cronaca nera. L’assassino ha abbandonato la vettura lontano da occhi indiscreti per poi dirigersi in stazione dove avrebbe preso un treno per cercare di far perdere le sue tracce.

Ora a dare un volto all’omicida potrebbero essere proprio le telecamere della stazione ferroviaria e quelle intorno al luogo del ritrovamento della macchina. Si tratta di una zona frequentata da malviventi e spacciatori. Non solo. In queste ore l’auto – era stata messa sotto sequestro ed è ricoverata in una carrozzeria di Rovigo –, è già in viaggio verso Parma, dove i Ris la analizzeranno. Gli uomini del reparto investigativo dei carabinieri andranno in cerca di impronte compatibili con quelle rilevate nell’abitazione di Berveglieri. In particolare, sul sacchetto che l’anziano aveva legato al collo.

Non sembrano ormai esserci dubbi che chi domenica sera (ultimo giorno in cui Berveglieri è stato visto) è entrato nell’abitazione dell’anziano, non lo abbia fatto per mettere a segno una rapina, ma che quest’ultima sia stata inscenata solo successivamente. Non ci sono infatti segni di effrazione su porte e finestre, dunque l’assassino aveva le chiavi di casa. O forse è stata proprio la vittima a farlo entrare. E’ questa una delle ipotesi sulla quale si stanno muovendo gli inquirenti. L’anziano, secondo i testimoni, se ne è andato dal bar, dove si era recato per assistere alla partita di calcio, prima della conclusione del match. Intorno alle 22,20. Berveglieri potrebbe aver ricevuto una telefonata e per questo aver deciso di far e ritorno nella sua abitazione prima del previsto. Qualcuno potrebbe avergli dato appuntamento proprio a casa sua.

Luciano Berveglieri, fratello della vittima, durante un’intervista ha raccontato di aver intravisto (e di sicuro sentito) la Peugeot di Sereno, allontanarsi proprio domenica notte, verso l’una. Alla guida pare ci fosse un uomo, il killer. Riuscire a dare un volto e un nome a quest’uomo, questo il compito degli 007 in divisa per risolvere il caso. Sempre secondo quanto spiegato dal fratello, Sereno ultimamente «aveva avuto dei contatti con un gruppo di giovani marocchini». Luciano ha raccontato anche «di averli visti entrare in casa con lui». Diversi infatti gli extracomunitari che durante l’estate frequentano la via, trovando ricovero nel casolare abbandonato che si trova di fronte alla casa di Berveglieri, in via Cavo Bentivoglio. La soluzione del giallo potrebbe essere proprio intorno a queste frequentazioni.

Ma perché l’anziano avrebbe fatto entrare nella sua abitazione dei disperati, rischiando anche di essere derubato o aggredito? Forse per offrirgli un aiuto? L’uomo era infatti stimato e conosciuto in paese come una persona sempre disponibile a dare una mano al prossimo. «Non sapeva cosa darmi, quando prestavo servizio da lui», ha raccontato Loretta, che aveva lavorato come colf nella casa di Sereno. Qualcuno dunque potrebbe aver approfittato di tanta generosità, avanzando anche richieste di denaro e proprio un rifiuto dell’anziano, potrebbe aver scatenato la furia omicida.