Bandiera veneta obbligatoria, il sindaco di Rovigo: "Nel mio Comune è già esposta"

Bergamin sulla nuova legge approvata dal consiglio regionale: "Giusta. In municipio è presente nel salone d’onore, in ufficio e in consiglio"

Il sindaco di Rovigo, Massimo Bergamin

Il sindaco di Rovigo, Massimo Bergamin

Rovigo, 1 settembre 2017 - Il morbo infuria, il pan ci manca, sul ponte sventola, bandiera veneta. Obbligatoria. Perché, parafrasando il poeta Arnaldo Fusinato, così vuole la nuova legge approvata dal consiglio regionale che impone appunto l’esposizione del gonfalone della Regione Veneto, con il Leone di San Marco, in tutti gli edifici pubblici vedi Prefetture, Tribunali, Comuni, caserme e comandi delle forze dell’ordine del Veneto. E anche scuole. La motivazione è identitaria e federalista se non addirittura para-secessionista, insomma pane per i denti leghisti. Ma di fronte al «Siamo orgogliosi di essere veneti» sbandierato dalla relatrice della legge Silvia Rizzotto della Lista Zaia si è scatenato un autentico putiferio politico su un provvedimento in odore di incostituzionalità.

Il ricorso da parte del Governo nei confronti della legge approvata dal Consiglio regionale del Veneto che chiede l’esposizione della gonfalone regionale anche sui edifici pubblici statali è «assurdo». A sostenerlo il presidente del Veneto, Luca Zaia, secondo cui «se ci fosse un tribunale popolare sia Veneto che di un’altra regione boccerebbe questi signori». «Inviterei il Governo a fare legge per esporre bandiere delle Regioni nei propri territori: il gonfalone del Veneto deve essere esposto in tutti gli uffici pubblici che sono nel nostro territorio, è una questione di rispetto» ha continuato. «Non è un problema, l’esposizione della bandiera italiana è regolamentata e mi sembra logico che vada normata l’esposizione del nostro gonfalone e che per un fatto di rispetto venga esposto» ha concluso Zaia.

Il sindaco leghista di Rovigo, Massimo Bergamin: «Da quando sono stato eletto la bandiera di San Marco è in Comune, nel mio ufficio, nel salone d’onore e in consiglio comunale. Il provvedimento è giusto per me che ho appena istituito l’assessorato all’identità veneta».

Patrizia Bartelle, consigliera regionale dei Movimento 5 Stelle, sottolinea invece che i 50mila euro stanziati non basteranno se davvero la Regione si dovrà fare carico di acquistare bandiere per tutti gli enti e le scuole che ne faranno richiesta. «La Regione dovrà pagare aste, bandiere e perfino impianti di illuminazione come recita il testo, perché per ogni bandiera esposta bisogna prevedere l’installazione di un impianto che la illumini. Impossibile che 50 mila euro siano sufficienti per coprire tutte le spese». Conseguente quindi che emerga l’intento propagandistico della legge.

Come osserva Diego Crivellari, parlamentare del Pd. «Nulla contro la bandiera di San Marco, per carità – sostiene – ma un provvedimento di questo tipo a poche settimane dal referendum del 22 ottobre, sembra davvero un modo per surriscaldare il clima politico, battere il tasto della propaganda, giocare sul filo della secessione. Niente a che vedere con una discussione sul merito relativa ad autonomia e federalismo».