Cavanella Po (Rovigo), 28 settembre 2014 - «Curent? Noi no curent! Gli ungheresi, sì. Noi solo reti. Licenze, tutto in regola. Carpe e siluri. Cento chili al giorno, in tre con una barca. Guadagno? Non capisco... Ho un capannone per il pesce. Comprato. Pagato 16mila euro. Ma ho chiuso tutto. Torno a casa. Perché qui fanno le multe. Questo è razzismo». Il giovane pescatore rumeno — il fisico tosto di chi è abituato a lottare con siluri da 60 chili — cammina a passo spedito verso la riva del fiume, un amico lo segue, ogni tanto impreca perché le infradito non sono il massimo tra rovi, ortica e zanzare.
Cavanella Po, siamo nel Polesine. La strada che costeggia l’argine è un incanto, affollata di turisti. Ma i due rumeni di Tulcea — origine Lipovena, vuol dire i più capaci pescatori d’acqua dolce al mondo — non sono qui per godersi le bellezze della natura. Vivono a Cavanella, il padrone del paese è un industriale che negli anni Settanta ha comprato quasi tutto quel che c’era, pensava agli operai della centrale di Porto Tolle; quando la riconversione è andata all’aria ha affittato ai rumeni. Si chiama Antonio Paglianti e risponde al telefono con gentilezza. Laico: «Se i miei inquilini sono predoni? E come posso saperlo? Mica vado a pescare. Di sicuro hanno la licenza». Per qualcuno il problema è proprio questo. Poi: per mettersi in regola da professionista bastano meno di 60 euro.
I rumeni sono arrivati da un paio d’anni e hanno scalzato gli ungheresi concentrati a Papozze. A Cavanella Po vivono tutti vicini. La moglie del giovane pescatore si arrabbia: «I predoni? Deve andare da un’altra parte a cercarli». Lui apre un sacco di tela e srotola una rete. Ripete che non c’entra nulla con la ‘curent’. Con quelli che fanno strage di carpe, siluri, cefali o lucioperca con scariche elettriche. Ci sono le foto del dopo, sorpresi mai. Il problema s’allarga almeno in tre regioni, Veneto, Emilia e Lombardia.
I predoni si muovono di notte (VIDEO). Sono armati di elettrostorditori e reti lunghe chilometri. I pescatori buoni si sono presi la briga di fare qualche conto. Carichi da 20 quintali alla volta, valore 3.000 euro. Le squadre di ‘caccia’ sarebbero dieci, fanno 50 quintali a settimana ciascuna, 75mila euro alla fine. Un affare. Solo per stranieri? Il pesce, come dimostrano i sequestri, per lo più torna in Romania. Dove il siluro è apprezzato come una specialità. «La politica ci ha rovinato», accusano i pescatori italiani. Hanno protestato anche in piazza.
Parlano ma il nome no. E come mai? «Non voglio avere problemi» ma anche «mi hanno rubato il motore due volte», «a quell’altro hanno tagliato le gomme». Più che sul Delta del Po pare di stare a una latitudine diversa. «Non l’ho detto io ma questo è il vero spazio anarchico della Pianura Padana», riassume efficacemente Eddi Boschetti, presidente del WWF di Rovigo. «La politica ci ha portato il problema in casa con i gemellaggi», attaccano gli appassionati. Tiziana Virgili, ultima presidente della vecchia Provincia, scatta come una molla: «Ma non diciamo fantasticherie! I predoni sono anche nazionali! Quanto pesa il problema? E chi lo sa. Come si risolve? Con la vigilanza. È ora che ciascuno si assuma le proprie responsabilità». Insomma non è questione di razze. E come la vedono gli ungheresi? L’interrogativo non arriva neanche a destinazione. «Niente da dire», è l’ordine secco dei cinque in tenuta mimetica seduti al bar di Papozze, di sabato pomeriggio. Le domande non sono gradite.