Cinque profughi ospiti di Rifondazione. Il sindaco: "Carità strumentale"

Bergamin all’attacco: "Prima aiutiamo la nostra gente. Farò intervenire la polizia"

Il sindaco di Rovigo, Massimo Bergamin a una manifestazione (foto Donzelli)

Il sindaco di Rovigo, Massimo Bergamin a una manifestazione (foto Donzelli)

Rovigo, 11 ottobre 2015 - Il primo cittadino interviene sulla questione senza mezzi termini: «Prima i polesani, poi i pakistani». Il giorno dopo la dichiarazione di Rifondazione Comunista, che annunciava di aver ospitato cinque profughi pakistani nella sede del partito, in Corso del Popolo, il sindaco Massimo Bergamin ritorna a parlare della questione ‘profughi di serie b’. Era stata proprio Rifondazione, con Diego Foresti, a chiamare in causa il Comune, accusandolo di «fare orecchie da mercante, assieme a prefettura e questura, nei confronti dei 28 pakistani, che da settimane si aggirano per la città, senza un posto dove poter dormire».

E se il partito, rendendo nota la presenza dei 5 pakistani nella propria sede, sottolineava il fatto che si trattasse di un gesto di solidarietà e ‘buon esempio’, il primo cittadino è di tutt’altro avviso. «Considero il gesto una mera carità strumentale – commenta Massimo Bergamin –. Portarli a vivere nella sede, inserire persone di cui non è noto lo stato di salute è fuori dalle regole e per questo mi confronterò con la polizia locale». Il sindaco si domanda anche se la sede del partito sia una casa oppure un ufficio e interviene mandando gli agenti della municipale ad effettuare dei controlli. E risponde anche alle provocazioni lanciate da Rifondazione sulla necessità che il Comune si mobiliti per trovare un luogo dove ospitare questi immigrati che non hanno diritto alla accoglienzadelle cooperative, «visto che nessuno paga loro la quota di soggiorno». «I denari li tengo per le nostre famiglie – risponde Bergamin – non di certo per chi ‘chiede aiuto’ e poi va in giro con il cellulare all’ultima moda». «Mi dispiace, ma questa situazione è solo fumo negli occhi – conclude il primo cittadino –. Come ho già più volte ribadito, noi proponiamo di aiutare queste persone nei loro luoghi d’origine». Certo è che questi 28 pakistani ormai sono già arrivati qua, con un regolare permesso di soggiorno, e qualcuno adesso dovrà pure occuparsene.