Radicchio e microchip

Rovigo, 27 luglio 2014 - HANNO lo sguardo che sembra fissarti come l’oblò di un computer. E una mente precisa che pare fatta apposta per i numeri e le linee rette. E infatti, questi geni con gli occhi a mandorla e le dita piccole che si muovono come formiche sulla tastiera di un pc, ci hanno regalato auto che ormai ti portano fino a casa senza dire una parola, cellulari che parlano da soli, hard disk che sono come astronavi nella rete. Eppure. Eppure hanno fatto le valigie, sono saliti sull’aereo e sono atterrati in questo lembo verde chiamato Polesine. Hanno guardato, magari su un fogliettino, quell’indirizzo. Lusia, azienda agricola di Cecilia Barison. E hanno bussato alla porta.

Cosa volevano quei coreani davanti all’uscio di una delle prime donne che si è lanciata nella coltivazione di lattuga, zucchine e melanzane? Semplice, imparare. Per poi magari copiare. Questa volta non la tecnologia, ma come come si coltiva un sedano doc. Ma non deve essere così facile coltivare la terra. La prima lezione non è infatti bastata. Ma loro, che sono la quintessenza della gentilezza zen, non volevano disturbare ancora Cecilia. E allora? L’hanno invitata nel loro Paese per apprendere gli ultimi segreti che trasformano un comune pomodoro in un frutto d’oro. Ma siamo sicuri che Cecilia, gelosa di una terra che ha nel sangue, non gli avrà detto proprio tutto.