Ora i cinesi hanno imparato a fare anche la marijuana: sventato traffico internazionale di droga

Producevano e confezionavano l'erba tra Rovigo, Bologna e Prato per l’Irlanda

Un’immagine delle piantine nascoste all’interno

Un’immagine delle piantine nascoste all’interno

Rovigo, 26 marzo 2015 - Coltivavano marijuana in capannoni industriali in Italia, tra Prato, Bologna e Rovigo. La confezionavano in pacchi sottovuoto, per mascherarne l’odore. E successivamente la rivendevano all’estero, nell’Irlanda del Nord, dove veniva spedita per corriere, e dove arrivava a costare 20 sterline al grammo, ovvero circa 27 euro, molto più che in Italia. Con grossi guadagni. Per questo sono finiti in manette otto cittadini cinesi.

Martedì mattina è stato smantellato un traffico internazionale di sostanze stupefacenti, tutto gestito da alcuni cittadini di origine cinese dislocati tra Toscana, Emilia Romagna e Veneto, grazie a un lavoro congiunto tra carabinieri di Prato, Bologna e Rovigo, oltre che dalla polizia iraldese. Otto gli orientali arrestati, di cui i tre capobanda residenti nella città toscana fermati in esecuzione di misura cautelare. Gli altri cinque sono stati arrestati in flagranza, mentre si occupavano delle manutenzione delle serre, tra cui anche quelli presenti e residenti all’interno della stessa serra di Boara Polesine.

Una di queste serre, in un immobile agricolo in prima periferia, infatti sorgeva in via Magenta a Boara Polesine, proprio a Rovigo. E al suo interno, oltre all’attività illecita, c’era anche un allacciamento abusivo alla rete dell’Enel, che ha comportato un uletriore denuncia a carico dell’organizzazione criminale. Ovvero il riscaldamento e le luci adatte alla crescita delle piantine erano pagati direttamente dall’azienda che distribuisce l’energia elettrica, ovviamente rubata. Un altro cinese è stato arrestato in Irlanda: aveva 40 chilogrammi di stupefacente con sè.

Da quanto emerso, l’attività organizzata dai cinesi consentiva di produrre e esportare fino a circa 100 chilogrammi al mese di prodotto finito, pronto al consumo. L’operazione, denominata ‘Green economy’, coordinata dalla procura pratese, è nata da un maxi sequestro di marijuana effettuato lo scorso anno, quando i militari scoprirono una coltivazione intensiva della pianta di stupefacente in un capannone a Sant’ Ippolito di Galciana, a Prato. L’indagine, iniziata a novembre 2014, è stata coordinata dal sostituto procuratore Gestri di Prato.

Dalla Toscana, proprio in seguito alla scoperta della serra pratese, la produzione sarebbe stata spostata a Bologna, in due capannoni nella zona industriale di Zola Predosa, e in un capannone industriale di Rovigo, in via Magenta a Boara Polesine. Negli immobili, ora sequestrati, sono state rinvenute oltre novemila piante di marijuana, 27 chilogrammi di droga pronta per la vendita e 500 lampade al sodio per scaldare l’ambiente.

Nel corso delle indagini è stato poi attivato un canale di cooperazione internazionale ed uno scambio di informazioni con il ‘Police service of Northern Ireland’ il quale, a riscontro dell’attività svolta in Italia, nello scorso gennaio ha sequestrato alla frontiera aeroportuale di Belfast 20 chilogrammi di marijuana contenuta in pacchi spediti da Prato con corriere. Da quanto spiegato i trafficanti cinesi spedivano la marijuana in Irlanda perché così si sarebbero assicurati guadagni più alti: il costo al consumatore può arrivare fino a 20 sterline al grammo (circa 27 euro).