Ulss 18, mancano 300 operatori

Una delibera aziendale evidenza la carenza di personale

Ospedale (Foto di repertorio Germogli)

Ospedale (Foto di repertorio Germogli)

Rovigo, 25 settembre 2015 - Nell'organico dell’azienda sanitaria ulss 18 mancano circa 300 operatori. E la notizia arriva in un periodo difficile, in cui il personale dell’azienda sanitaria ha dovuto subire gli attacchi di pazienti arrabbiati balzate insistentemente alla cronaca. E a sua volta, il gruppo degli infermieri aveva messo in piedi una protesta organizzata per difendere le prestazioni ed i servizi svolti. «Invece di protestare contro il personale, la gente dovrebbe capire chi sono i veri responsabili di questa situazione di disagio – commenta Guglielmo Brusco, esponente altopolesano di rifondazione comunista –. Bisogna risalire alla fonte del problema, ovvero le politiche che in questi anni hanno fatto si che l’obiettivo della sanità pubblica non fosse più la salute ma il fatturato».

L’intervento di Brusco arriva in seguito alle difficoltà operative lamentate da alcuni operatori che, negli ultimi giorni sono stati obbligati a svolgere un’azione di supporto ad altri reparti presso l’ospedale San Luca di Trecenta. Sorge spontaneo pensare che il problema potrebbe essere la mancanza di un numero sufficiente di operatori nei reparti, tale da garantire i livelli di assistenza corretti. E spunta la delibera n. 557 del 14 settembre, emanata con decreto del direttore generale Arturo Orsini, che rende i dubbi una realtà.

Nel decreto, dal titolo ‘modifica qualitativa e ricognizione dotazione organica e consistenza personale in servizio a tempo indeterminato al 30.06.2015’, appare chiara la situazione delle risorse umane in organico aziendale: all’appello mancano ben 300 operatori. Questo significa che all’Ulss 18 manca oltre il 10% del personale previsto. Le carenze sono su tutti i livelli della pianta organica. Mancano medici, infermieri, operatori socio sanitari ma anche tecnici e amministrativi. Dunque, stando così le cose, non ha senso arrabbiarsi con il personale perché i tempi d’attesa sono troppo lunghi o non si ritiene di essere stati ‘seguiti adeguatamente’, quando gli operatori sono costretti a supplire ad una mancanza di organico così consistente.

«Il problema sono le politiche del Governo e della Regione – continua Brusco –. Con i soldi pubblici si finanziano anche gli eventuali profitti dei privati. Se invece quei soldi fossero utilizzati per rafforzare le strutture pubbliche, potremmo renderle più organizzate ma anche più produttive dal punto di vista economico. Cari consiglieri regionali polesani e cari sindaci – conclude Guglielmo Brusco –, non pensate che la Regione in Polesine stia facendo tutto quello che vuole a scapito di ospedali ed ambulatori pubblici?». Al di là della questione puramente politica e amministrativa dell’attribuzione delle colpe, il problema risulta evidente a tutti. Se quei 300 operatori mancano all’appello, significa che qualcuno gli aveva previsti e, a sua volta, significa che molto probabilmente si tratta di personale necessario. Un personale necessario che manca da anni. E la situazione sta peggiorando.