Martedì 16 Aprile 2024

La lobby della sigaretta elettronica. "Meno tasse o va tutto in fumo"

Affari in calo: pressing di aziende e politici per rilanciare il settore

Una sigaretta elettronica (Ansa)

Una persona fuma una sigaretta elettronica in una foto d'archivio.Il Parlamento europeo ha approvato in via definitiva la nuova direttiva sul tabacco che introduce tra l'altro avvisi choc per la salute sul 65% del pacchetto, vieta gli aromi a partire dal 2016 ed equipara le sigarette elettroniche ai prodotti da fumo, il 26 febbraio 2014 ANSA/SEBASTIEN NOGIER

Roma, 29 maggio 2016 - Guai a chiamarla lobby dell’e-cig. Di certo, però, l’obiettivo è quello: far riprendere e rilanciare il settore della sigaretta elettronica che, dopo il boom registrato tra 2011 e 2013, è progressivamente scivolato verso il declino. L’obiettivo è stato messo nero su bianco in un manifesto ad hoc dal neonato inter-gruppo degli "amici dello svapo", come è stato ribattezzato. Presentato nel corso di una tavola rotonda al Senato, con ospiti, relatori ed esponenti delle principali aziende produttrici italiane riunite in Anafe-Confindustria e di multinazionali come Fontem Ventures, della coalizione parlamentare trasversale fanno parte piddini e leghisti, verdiniani e vendoliani, ex pidiellini e del gruppo misto.

A dare il ‘la’ al programma di rilancio della e-cig, anche in vista della Giornata mondiale senza tabacco che si celebra domani, è stato Lorenzo Castellani, direttore scientifico della Fondazione Luigi Einaudi: "Il libero mercato ha creato un nuovo prodotto molto apprezzato dai consumatori. Purtroppo i governi italiani hanno preferito applicare una tassazione iniqua che ha penalizzato il settore". Il risultato è che l’erario nel 2015 ha incassato la miseria di 5 milioni rispetto ai 117 inizialmente stimati. Di qui, la missione di cambiare passo, fatta propria da deputati e senatori dell’intergruppo: «Vogliamo sottoporre al governo una proposta di legge – spiega Ignazio Abrignani, ex Pdl, oggi dirigente di Ala – per normare, rilanciare e sviluppare un settore che può fare impresa senza nuocere alla salute». In primo piano la richiesta di una diversa e più leggera – rispetto al tabacco – tassazione delle e-cig o, meglio, dei liquidi che le alimentano, su cui l’erario ha stabilito un prelievo pesante. «Sia in Italia sia negli altri Paesi c’è un enorme controsenso sulla regolamentazione delle sigarette elettroniche – insiste Valerio Forconi, responsabile delle relazioni istituzionali di Fontem Ventures –. Da un lato, abbiamo alcune istituzioni che cercano di ostacolare lo sviluppo di questo settore (come l’Oms che vuole imporre il divieto delle e-cig agli Stati, e l’Ue che ha adottato una direttiva estremamente penalizzante), dall’altro il sempre crescente consenso da parte degli organismi scientifici e sanitari che vedono nelle sigarette elettroniche un enorme potenziale in termini di salute pubblica».

L’idea potrebbe essere quella di proporre una tassazione fissa "esclusivamente sul contenuto di nicotina", aggiunge Umberto Roccatti, numero due di Anafe-Confindustria. Mentre il presidente dell’associazione imprenditoriale del settore, Massimiliano Mancini, punta l’indice contro la nuova direttiva europea sul tabacco, perché "i requisiti sono estremamente cogenti, complessi e, soprattutto a livello Ue, nulla è pronto a fronte di una finestra di soli 6 mesi per le notifiche richieste dall’Europa sulla composizione e la qualità dei liquidi e delle e-cig".

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