Venerdì 19 Aprile 2024

"C’è sangue a casa di Meredith". La verità di Sollecito nero su bianco

Esce il libro ‘Un passo fuori dalla notte’. Ecco un’anticipazione

Raffaele Sollecito (Ansa)

Raffaele Sollecito (Ansa)

«UN PASSO fuori dalla notte». Esce oggi il libro scritto da Raffaele Sollecito assolto sei mesi fa, insieme ad Amanda Knox, dall’accusa di aver ucciso il primo novembre 2007 a Perugia Meredith Kercher. Il libro (240 pagine, 14,90 euro) è edito da Longanesi. Sollecito, 31 anni, si è sempre professato innocente e nel libro (di cui pubblichiamo uno stralcio), racconta la sua infanzia, i suoi sogni e cosa successe quella tragica sera. 

 

FU MIA SORELLA la prima persona a cui telefonai la mattina del 2 novembre 2007, quando mi accorsi che nella villetta di via della Pergola era successo qualcosa di strano. Era un’abitazione appena fuori le mura cittadine, che Amanda Knox – la ragazza americana che avevo cominciato a frequentare pochi giorni prima – condivideva con due studentesse italiane di legge, Filomena Romanelli e Laura Mezzetti, e con l’inglese Meredith Kercher. Io e Amanda avevamo passato la notte insieme, a casa mia, e alla mattina lei – che si svegliava sempre molto presto – mi aveva annunciato che sarebbe andata a farsi la doccia nel suo appartamento: odiava la tendina della mia doccia e il modo in cui le si appiccicava addosso. Tornando, mi avrebbe anche portato uno straccio, per tentare di rimediare al disastro nella mia cucina: lo scarico del lavello, a causa di un intervento fatto con incuria da un idraulico che avevo chiamato appena la settimana prima per aggiustare il rubinetto, perdeva abbondantemente.   QUANDO rientrò nel mio monolocale – che distava pochi minuti a piedi da via della Pergola – io stavo portando in tavola la colazione. Mentre versavo il caffè nelle tazze, lei si mise a pulire il pavimento. Notai subito che era stranamente agitata. «Qualcosa non va?» le chiesi. Lei scosse la testa, ma alla fine si decise a raccontarmi cosa le era successo. La porta principale della villetta era aperta. All’inizio lei aveva pensato che una delle sue coinquiline si fosse allontanata per andare a buttare la spazzatura e non ci aveva fatto particolarmente caso. Ma poi, dopo essersi fatta la doccia, aveva notato che quello non era l’unico dettaglio fuori dal normale. Nel bagnetto che condivideva con Meredith c’erano alcune piccole gocce di sangue: sangue mestruale? si era chiesta. Non sembrava nulla di grave, ma era comunque strano che non fossero state pulite. Poi si era accorta che la porta della stanza della sua coinquilina inglese era chiusa a chiave, e che nessuno rispondeva dall’interno. In più, nell’altro bagno della casa, quello di Filomena e Laura, dove era entrata per prendere il fon, aveva visto che nel water c’erano delle feci e della carta igienica. Un fatto molto insolito, dal momento che le due ragazze erano sempre molto attente alla pulizia domestica. Quella mattina avevo in programma di portare Amanda a fare una gita a Gubbio, e per un momento pensai di fregarmene di tutto, di prendere la macchina e partire. Ci avremmo pensato al rientro.   MA IL RACCONTO di Amanda mi aveva messo addosso una certa agitazione, così quando mi chiese di accompagnarla per vedere meglio cos’era successo non mi tirai indietro. Guardai un attimo la mia posta elettronica e mi diressi con lei a casa sua. Lungo il percorso la invitai a chiamare Meredith al telefono e anche le altre due inquiline. Mentre Meredith non rispondeva su entrambi i suoi cellulari, le altre due dissero che avrebbero fatto in modo di raggiungerci appena possibile. Aprimmo la porta, che lei aveva richiuso a chiave, ed entrammo.