Schiaffo al palazzo dal sangue blu. Lifting fermo, i soldi sono finiti

Nel Milanese l'odissea di villa Omodei: la biblioteca resta un sogno Invia le tue segnalazioni a [email protected]

Sottoinchiesta

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Milano, 25 ottobre 2014 - LA STORIA locale non può venire sempre per ultima. È questa la dura lezione che la politica di Cusano Milanino, ricca città giardino del Nord di Milano, deve assolutamente imparare dalla storia travagliata di Palazzo Omodei. L'antica residenza nobiliare inserita nel patrimonio comunale, dopo oltre 30 anni di abbandono totale, ora è alle prese con un difficile restauro che si è impantanato pericolosamente. Nel 2003, la partenza del piano di riqualificazione che il Comune aveva affidato alla società immobiliare Riviera, di un costruttore locale, nell'ambito di un più ampio progetto di riqualificazione urbana: l'impresa doveva realizzare un nuovo quartiere sulle macerie di un'area ex industriale, in cambio avrebbe compiuto 12 milioni di euro di opere pubbliche, tra le quali il restauro del palazzo seicentesco con tutti i suoi affreschi, la costruzione di un parcheggio e la riqualificazione dei vicoli e delle viuzze dal sapore antico che circondano l'edificio. A dieci anni di distanza, il nuovo quartiere è ormai completo, mentre tutte le opere previste a scomputo degli oneri di urbanizzazione, sono incomplete, alcune non sono nemmeno mai partite.

QUEL che è peggio è che oggi l'impresa che ha eseguito i lavori è fallita, mentre la società capogruppo, che nel 2003 stilò la convenzione, è alle prese con una crisi di liquidità che rende difficile qualsiasi nuova programmazione. Palazzo Omodei giace vuoto, prigioniero in un recinto di lamiere che lo rendono ancora più lontano e impercettibile alla città. Tutto intorno il cantiere è in stato di semi abbandono, causa di problemi per i residenti e soprattutto per i commercianti. Una recente perizia compiuta dai tecnici del Comune su richiesta del vicesindaco Lidia Arduino rivela che il recupero è stato compiuto all'80%. Sono stati restaurati gli affreschi ancora presenti, rimesse in sesto le pareti in pietra e sabbia, ma manca ancora la posa dei pavimenti, dei serramenti e il restauro dei cassettoni nelle stanze nobili. Se si contano anche le opere previste nelle vie circostanti, il conto dei lavori ancora da realizzare cresce fino ad almeno 3 milioni di euro.

L'AMMINISTRAZIONE comunale vuole giungere a chiudere il capitolo prima che sia troppo tardi. Ma, accanto al completamento dei lavori, si apre un'altra annosa questione: che destinazione dare a questo patrimonio pubblico ormai troppo oneroso da gestire anche per un Comune mediamente ricco? In origine, si era parlato di spostare al suo interno la biblioteca comunale. Tanto più che il costruttore avrebbe dovuto tenere per sé, per un periodo di 60 anni, un terzo dell'edificio. Oggi, l'immobiliare non pare più nelle condizoni di gestirlo. Il Comune, ha trovato nella spinosa pratica anche una perizia dei vigili del fuoco che autorizzano l'utilizzo della struttura con una capienza massima di 50 persone per piano. In queste condizioni è praticamente inutilizzabile a fini pubblici.