Emilia-Romagna, riscatto con Expo: solo la Lombardia investirà di più

In vetrina le 41 eccellenze agroalimentari, dalla frutta al parmigiano FOTO Il convegno organizzato dal Carlino

Bologna, il convegno organizzato dal Carlino a 50 giorni da Expo (FotoSchicchi)

Bologna, il convegno organizzato dal Carlino a 50 giorni da Expo (FotoSchicchi)

Bologna, 12 marzo 2015 - Sono 329 i chilometri che separano la Rimini delle pesche nettarine di Romagna Igp dalla Milano di Expo, la festa del cibo e del nutrire il pianeta. Ma non c’è soltanto la frutta: lungo il tragitto ci sono altre 40 eccellenze agroalimentari Dop e Igp. Come si fa a non portarle tutte a Rho, se l’obiettivo è ‘Nutrire il pianeta?’. Così ieri, a cinquanta giorni esatti da Expo, l’Emilia-Romagna ha pensato di mostrare i suoi sforzi in vista della grande kermesse. A raccontarlo, più di 400 persone, in un evento (foto) organizzato dalla Regione e da Qn-il Resto del Carlino nella sala 20 maggio 2012. Che è la data del terremoto che ha squassato queste terre: scelta non casuale, da quell’evento drammatico, si ripetono tutti, è partita la rinascita.

«Questo territorio – ricorda Andrea Cangini, direttore di Qn-il Resto del Carlino –, crescerà nel 2015 con una media tripla a quella nazionale». E poiché ci sarà Expo a pochi passi in un momento in cui, chiosa il governatore Stefano Bonaccini «le condizioni economiche spingeranno la ripresa, noi faremo di tutto per essere protagonisti». Come? «Abbiamo già stanziato 7 milioni di euro, tra cui un milione di euro che investiremo sui trasporti», come ricorda l’assessore ai trasporti Raffaele Donini. «Solo la Lombardia sta investendo di più», chiosa Bonaccini. Il punto su Expo lo fa Diana Bracco, commissario generale per il Padiglione Italia, tra grandi corse, prime soddisfazioni, e allestitori che «gradualmente prendono il posto degli operai: Renzi l’ultima volta aveva trovato a Expo una landa fangosa e desolata. Il panorama di oggi, per fortuna, è ben diverso».

Nel Padiglione Italia, poi, ricorda con orgoglio l’assessore regionale Simona Caselli, la presenza dell’Emilia-Romagna ha già assunto decine di forme». Dalla solidarietà della Cefa, che – lo racconta Giovanni Beccari –, ha portato in Tanzania la filiera del latte ed è l’unico progetto solidale scelto tra più di 800, a «un numero di cibi e prodotti agroalimentari che a fatica stanno nella mappa». Dai percorsi in Emilia proposti da Casa Artusi, alla rete di agriturismi e i pacchetti turistici a cui lavora Unioncamere (ne ha parlato il presidente Maurizio Torregiani). Passando per le tecniche agricole e le grandi aziende coinvolte. Come la Cir di Reggio Emilia, che gestirà i punti di ristoro. Ma poiché il treno dev’essere per tutti, ecco che la Confindustria regionale, rappresentata da Annalisa Sassi, sta lavorando a «pacchetti per partecipare a Expo e per invitare in Emilia oltre 400 top partner delle nostre iscritte».

Quindi ci sono le piccole storie agroalimentari di successo. Come quella del Consorzio vacche rosse: «Con il loro latte per otto secoli si è fatto il parmigiano a racconta il presidente Marco Prandi –. Poi le vacche rosse sono state soppiantate da mucche più produttive. Stavano scomparendo, le abbiamo salvate». Storie così staranno nel Parco della biodiversità allestito da BolognaFiere, che rappresenterà l’eccellenza Italia dalle Alpi alle Madonie. Con innovazione e tradizione, il giusto mix delle imprese agroalimentari emiliani, che Miriam Lueck Avery, dell’università di Palo Alto, California, è venuta a studiare a Modena insieme a studenti provenienti da tutto il mondo. Per capire il segreto di quel cibo che venti milioni di persone verranno da tutto il mondo a conoscere, acquistare mangiare. «In questa grande festa del cibo – promette Bonaccini –, l’Emilia-Romagna può e deve fare la parte del leone»