Nek direttore per un giorno: "Se sono qui lo devo al Carlino"

Martedì al timone del nostro giornale. «Mi confronto ogni giorno con l’informazione, ma quello che non amo è il gossip» (I 130 del Carlino: LO SPECIALE) di Doriano Rabotti

Nek

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Bologna, 28 giugno 2015 - «Voi del Carlino non lo sapete, ma se oggi sono Nek, in parte è anche merito vostro». Quando martedì Filippo Neviani sarà il ‘direttore per un giorno’, nell’ambito dei festeggiamenti per i 130 anni del nostro giornale, potrà chiudere quel cerchio aperto quando era un adolescente che sognava di diventare un musicista: «Il Carlino era il giornale di casa, e conservo il ritaglio del giorno in cui per la prima volta parlò di me e del mio amico Gianluca Vaccari, quasi trent’anni fa. Avevamo messo su un duo country, i Winchester, al Festival dello Studente a Sassuolo. Vederci sulle pagine del Carlino ci fece sentire importanti. Fu una prima sicurezza, che non ho mai dimenticato». Dopo ce ne ha messo parecchio del suo, per coronare il sogno di una vita da artista. 

Oggi che domina le classifiche e che per molti è stato il vincitore morale di un Festival un po’ più importante come quello di Sanremo, Nek guarda ai giornali con un occhio ovviamente diverso.  Un occhio solidale, quello che gli ha fatto scegliere l’onlus ‘Voa Voa Amici di Sofia’ come destinataria del contributo stanziato da Banca di Bologna per l’iniziativa. «Ho conosciuto Sofia, una bambina affetta dalla leucodistrofia metacromatica, una malattia rara. I suoi genitori combattono una battaglia quotidiana che merita attenzione. Credo che questo sarebbe anche un bel modo per migliorare i giornali: dedicare uno spazio maggiore alle tante bellissime storie di volontariato che si possono raccontare in Italia».

IDEE chiare anche sui contenuti del quotidiano, quindi: «Su alcuni punti, sì, perché mi capita da anni di confrontarmi ogni giorno con i meccanismi dei mezzi di informazione. Non sempre li condivido, soprattutto quando si entra nel gossip. So benissimo che fa parte delle regole del gioco, facendo questa vita che mi porta ad essere esposto. Le critiche ci stanno: pretendendo il rispetto per le mie idee, sono pronto a concederlo a chi la pensa in modo diverso da me. Non accetto che si scrivano falsità, invece. A volte mi è successo, e ho affrontato di persona i responsabili. Poi, purtroppo, una smentita è una notizia data due volte, come dite voi, quindi spesso non ne vale neanche la pena». Rettifiche a parte, se Nek fosse direttore per più di un giorno, che cosa cambierebbe? «Darei più spazio alla cultura e agli spettacoli, perché sono cibo per la mente e perché a volte negli spazi ridotti si nasconde un altro problema: in Italia, spesso la cronaca e il commento si confondono nello stesso pezzo. Nel giornalismo di stampo anglosassone, mi dicono, non è così: da una parte stanno i fatti, dall’altra le idee. E mi sembra un modo più chiaro di informare».

UN PROBLEMA, quello della chiarezza, che riguarda molto anche l’informazione su internet e sui social network, sui quali Nek è molto attivo e seguito: «E’ un modo per gestire direttamente una parte delle informazioni sul mio conto, anche se pure lì, a volte, tra tanti commenti affettuosi o anche critiche fondate, ti tocca leggere attacchi insensati. Per fortuna, mia moglie Patrizia mi trattiene dal rispondere a tutti». Vedesse le lettere che arrivano in redazione, a volte, caro Nek. Anzi, martedì le vedrà.

di Doriano Rabotti

 

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