Stadio direttori del Carlino per un giorno: "Amiamo il profumo della carta"

Venerdì dirigeranno la nostra redazione. L'iniziativa nell'ambito delle celebrazioni per i 130 anni del nostro giornale (LO SPECIALE) di Andrea Spinelli

Gli Stadio passeranno il pomeriggio di venerdì nella nostra redazione

Gli Stadio passeranno il pomeriggio di venerdì nella nostra redazione

Bologna, 2 giugno 2015 - Per Gaetano Curreri il giornale rimane innanzitutto un odore. Quello della carta appena stampata. Anzi, un «profumo», come lo correggeva Lucio Dalla quando di ritorno da qualche concerto in giro per l’Italia facevano mattina davanti alle edicole di Via dei Mille o di Porta San Vitale aspettando il furgone col Carlino fresco di rotativa. «Il Ragno aveva una vera e propria passione olfattiva per quel tipo di odore, che sognava un giorno di riuscire a chiudere in bottiglia come una fragranza di gran marca», spiega il cantante degli Stadio, in redazione venerdì con i galloni di Direttore per un giorno del nostro giornale (lo speciale 130 anni). «Pur di esserci, interromperò per ventiquattro ore le registrazioni del nuovo album che contiamo di dare alle stampe in autunno», anticipa.

Che relazione ha con la carta stampata?

«Pur trovando interessanti le opportunità offerte oggi all’informazione dalla rete, il mio rapporto con il quotidiano rimane innanzitutto fisico. Sul web le notizie si riducono a poco più di un titolo, mentre sul giornale trovano il giusto approfondimento. Se per informarsi basta accendere la tv su un canale ‘all news’, per capire bisogna sfogliare un quotidiano».

C’è anche un legame affettivo con le sue testate preferite?

«Un tempo a Bologna il Resto del Carlino e Stadio erano gli unici giornali che trovavi in distribuzione prima di chiudere occhio; così per dei ‘biassanot’ come me, Lucio o Vasco, costituivano il modo per portarsi avanti con le notizie e andare a letto già sapendo gli argomenti che di lì a poche ore avrebbero invaso i notiziari».

Ci sono delle notizie apprese nel cuore della notte che non l’hanno fatta dormire?

«L’uccisione a Palermo del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, la strage dell’Italicus, ma anche fatti meno cruenti come la conclusione del calciomercato, che già nel cuore della notte mi metteva davanti le rose definitive di quelli che sarebbero stati gli avversari della mia Fiorentina».

Quale parte del giornale legge per prima?

«Divoro la prima pagina in maniera compulsiva, mentre l’avvento di internet e il moltiplicarsi dei notiziari radiotelevisivi hanno tolto un po’ peso a quelle immediatamente successive dove trovano spazio solitamente argomenti già rilanciati dai media. Così vado dritto agli spettacoli, alla cultura o a quei reportage su luoghi o cose di cui ancora non si parla. Secondo me i bravi direttori di giornale, infatti, sono quelli che intuiscono di argomenti da approfondire quando non sono ancora di dominio pubblico. Mi piacciono anche i pezzi che ripercorrono la storia del ’900 per anniversari».

Quali i limiti dei quotidiani?

«Il gossip che dilaga sui siti web ha finito per contagiare pure la carta stampata, ma sinceramente non so che interesse possa avere il lettore di conoscere tweet e polemiche di attori, politici o altri famosi; il lettore vuole racconti, vuole storie. Magari curiose, ma pur sempre storie».

Da Direttore per un giorno, su cosa focalizzerà i suoi interessi?

«Mi piacerebbe che il giornale parlasse un po’ più di scuola. Magari di quei licei musicali introdotti dalla riforma Gelmini che a breve sforneranno i loro primi diplomati. Per un paese con la nostra tradizione culturale, infatti, la formazione musicale non può essere considerata di secondo piano».

Quindi?

«La crescita della nostra società passa attraverso la scuola. Un’istituzione interessata al momento da grandi trasformazioni che vorrei conoscere più sotto l’aspetto didattico-culturale che sotto quello politico-sindacale».

Se un giorno avesse la condirezione del Carlino assieme al suo amico Vasco Rossi, quali settori lascerebbe a lui e quali si prenderebbe lei?

«Quanto a organizzazione del lavoro, il Komandante è il numero uno; una macchina da guerra. Lo dico con cognizione di causa perché ricordo ancora i tempi in cui a Punto Radio ci chiudeva in una stanzetta per assegnare a ciascuno i propri compiti. Io, comunque, mi occuperei di sport, d’arte, di cultura, mentre politica, società, filosofia le lascerei a lui che è molto più preparato di me. Gli lascerei pure le pagine di medicina, argomento su cui fino a qualche anno fa non aveva grandi nozioni ma poi i casi della vita l’hanno costretto a farsi una cultura».

di Andrea Spinelli

 

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