Vito direttore per un giorno: "Pazzo per il sapore della carta"

Lunedì l'attore sarà al timone del Carlino. (I 130 del Carlino: LO SPECIALE)

Vito (FotoSchicchi)

Vito (FotoSchicchi)

Bologna, 12 luglio 2015 - Sarà un direttore agguerrito. Promette di proporre idee e di suggerire modifiche. Del resto, Stefano Bicocchi, in arte Vito, attore comico e non solo, che domani sarà ospite del ‘Carlino’ per essere ‘direttore per un giorno’ (siamo nell’ambito delle manifestazioni per il 130° anniversario del giornale) in fatto di ricette ha una competenza inoppugnabile, sperimentata sul campo della cucina.

In più, viene da San Giovanni in Persiceto, il succoso paese di Giulio Cesare Croce, l’inventore della figura di Bertoldo, campione, cinque secoli fa, di arguzia e libertà di pensiero. Dunque, non un direttore qualunque, non semplicemente un ‘bel nome’, ma uno che sulla stampa riflette come fa quando affronta un copione o sul giusto punto di cottura delle tagliatelle al ragù. Il divertimento, naturalmente, è compreso nel discorso. Prima di fare l’attore ha mai pensato di darsi a giornalismo? «Confesso – risponde Vito – che quando, negli anni ’70, vidi ‘Prima pagina’ di Billy Wilder, con Jack Lemmon e Walther Matthau, mi piacque molto. Mi entusiasmava quell’ambiente giornalistico con i personaggi in maniche di camicia e il bigliettino press infilato nel cappello. Poi lo spettacolo ha avuto il sopravvento. Ma io resto sempre uno che osserva la vita grande e piccola, un po’ come un giornalista».

Quale fu il primo giornale che comprò?

«‘Lotta Continua’, era il momento del massimo fervore politico adolescenziale, altri tempi». E adesso che lettore è? «Uno che legge svariati giornali, a prescindere dall’impostazione politica. La linea di questo o quel giornale non mi interessa, e noto anche che nelle prime pagine vi sono sempre meno differenze. A me piace vedere posizioni diverse, metterle a confronto».

Quando legge il giornale?

 «Non c’è un momento preciso. Ma mi piace leggerlo al bar, con il cappuccino e la brioche, facendo colazione, è come un piccolo rito collettivo, fatto insieme agli altri avventori. Oppure la sera, se qualcosa non ho potuto leggerla prima. Mi ricordo una scritta che ho visto in un bar di Parma. Diceva: ‘chi tiene il giornale più di 10 minuti è pregato di leggerlo ad alta voce’».

Faccia una critica ai giornali.

«Mi avvilisce la sparizione delle recensioni di spettacolo. Io mi ricordo quando, dopo un debutto impegnativo, si aspettava che arrivasse il giornale con il giudizio del critico. Era un modo per affermare, indirettamente, la propria dignità, il valore del proprio lavoro. Io nella scorsa stagione ho fatto 9mila e 800 presenze al Duse, ma non ho avuto nemmeno una piccola recensione».

Neanche dal ‘Carlino’?

«No».

Che lei legge regolarmente.

«Certo».

 Quindi oggi, con il nuovo direttore, si ripristinano le recensioni.

«Di sicuro. Non voglio più che accada come quando un giornalista recensì un mio spettacolo ma non venne mai a ritirare il biglietto che gli avevo lasciato alla cassa. Sicché non lo vide, gliel’avrà raccontato qualcuno, un disastro».

C’è qualche cosa che proprio non le piace nella media dei giornali?

«Lo sciacallaggio sui casi giudiziari e di cronaca nera, le sentenze televisive in cui si stabilisce in due e due quattro che uno è un assassino».

Spingerebbe i giovani a fare questo lavoro?

«Può essere un’attività molto creativa se non li obbliga a lavorare con il copia e incolla di internet. E poi, da direttore, ho un altro obiettivo, mandare in giro degli inviati, c’è bisogno di testimonianze dirette».

Carta o on line?

«Entrambi. Ma la carta è tutto un altro mondo, un altro sapore».

Anche di sapori Vito è esperto. Dopo aver girato a Bologna una nuova puntata dell’Ispettore Coliandro e aver temporaneamente concluso, nella cucina dei genitori, ‘Vito con i suoi’ per Sky Gamberorosso, l’attore si prepara alle prove, a Roma, con lo Stabile di Todi, di una commedia di Maurizio Costanzo, insieme a Maurizio Micheli. «Andremo a Milano, a Roma e, spero, a Bologna. Segnateci sul menabò lo spazio per la recensione».