Stasera la notte bianca dell'arte, secret party con Nicola Conte

Solo all’ultimo momento verrà svelato sui social network il luogo dove si svolgerà il dj set "nel segno del vinile" ARTEFIERA - Il nostro speciale

Nicola Conte (Olycom)

Nicola Conte (Olycom)

Bologna, 24 gennaio 2015 - Dal suo gruppo sono passati i migliori jazzisti della nuova generazione italiana e internazionale, affascinata da una visone contemporanea del jazz, in equilibrio perfetto tra radici afro americane e tecnologia. Una ricerca raffinata, quella di Nicola Conte, ospite d’onore del ‘Secret Party’ che conclude stasera, in un luogo che verrà svelato sul web solo poche ore prima, la White Night che attraversa la città in occasione di ArtCity. Facendo così di ArteFiera un appuntamento dove la cultura e la mondanità si incontrano.

Conte, cosa ci farà ascoltare stasera?

«Ho immaginato un dj set elaborato come un viaggio nel suono afro americano, dalle sue origini blues, passando per il funk, il soul e tutte le influenze latine, specie quelle brasiliane della bossa. Per scoprire poi la moderna elettronica, quella che, grazie ai suoi risvolti maggiormente tribali, si ricongiunge con l’Africa. Partirò con i ritmi più lenti, dilatati, d’atmosfera, per arrivare all’ipnosi generata dai computer e sostenuta dai più creativi esponenti della black music. Stili diversi uniti da una trama percussiva continua».

Dopo Bologna, con il suo gruppo si esibirà al Ronnie Scott’s di Londra e al Blue Note di Tokyo, i templi del jazz mondiale. A cosa deve, a suo avviso, l’interesse internazionale per il suo jazz?

«Credo al fatto che si tratti di un jazz davvero poco italiano. Anche nei live, il mio sguardo è rivolto agli orizzonti ‘neri’ della musica, tra il Delta del Mississippi, Harlem e Chicago. Narrato con diversi linguaggi, da quello maggiormente spirituale a quello sensuale del soul. Mi aiuta il fatto di avere una band mista, composta da giovani talenti italiani e da virtuosi del jazz nordeuropeo, una scuola vivace e creativa».

Lei si esibirà insieme a Piero Odorici, un jazzista bolognese.

«Conosco Odorici da molto tempo e apprezzo la sua musica. E’ stato uno degli ospiti del Fez Club di Bari negli anni dell’esplosione della scena dell’acid jazz. Ebbe un grande successo suonando con una band di jazz afro cubano, divertente e trascinante, facendo ballare tutto il pubblico. Il nostro sarà un dialogo tra passato e futuro, tra partiture scritte e improvvisazione».

Nei suoi set, usa esclusivamente i vinili.

«E per diversi motivi. Il primo è culturale. Penso sia importante, specie per le generazioni più giovani, dimostrare che non si tratta di una fatto di modernariato ma di un supporto che tramanda e rende attuale la storia della musica, restituendo alle canzoni anche un valore fisico. Poi c’è una questione di qualità del suono. E quello del vinile, come potrete ascoltare sabato sera, è infinitamente migliore di quello digitale. E’ più caldo, reale, seducente. Esalta un aspetto della vita sociale che oggi con l’utilizzo della rete tende spesso a essere messo da parte. Quello del contatto umano».