L’Emilia Romagna gusta i passiti «Sono eccellenze mondiali»

Dall’Albana al Vin Santo di Vigoleno: ecco i più apprezzati

Vigna

Vigna

LA BIODIVERSITÀ enologica che non ti aspetti. L’Emilia Romagna non si esaurisce solo con lambrusco e sangiovese, vini-vitigni simbolo delle due metà della regione. Assieme a questi due campioni c’è un’eccellenza di vini dolci/passiti che comincia ad essere certificata su tutte le guide del buon bere con premi e menzioni. La vocazione della regione per la tipologia del passito (vino dolce da fine pasto o da meditazione ottenuto da uve lasciate appassire in pianta o su graticci in locali aerati dopo la raccolta) è nota da sempre grazie all’Albana di Romagna docg, ma meno nota è la vocazione del Piacentino per questi vini. Con le Albana dolci romagnole e i Vinsanti piacentini la regione fa concorrenza ad altri territori vocati come Sicilia e Toscana e si distingue come il primo produttore di vini dolci da dessert del Paese.

NE È CONVINTO Federico Aldrovandi, docente Aies (Accademia enogastronomi sommelies) e produttore di raffinati rossi tra i Colli bolognesi e Bolgheri: «I vini dolci dell’Emilia Romagna sono una grande sorpresa. Albana di Romagna Passita e Vin Santo di Vigoleno in primis si confermano non solo ai vertici dell’enologia regionale ma nazionale… e quindi mondiale. Sono in fin dei conti veri riferimenti per la tipologia e proiettano la regione nel Gotha della produzione di vini dolci. Le quantità, è vero, rimangono confidenziali, ma di eccellenze stiamo parlando». Vini di territorio, unici e irripetibili come il Vinsanto di Vigoleno, frazione di Vernasca nel Piacentino, borgo fortificato di rara bellezza. Qui il Vinsanto nasce nel ‘700 da rare uve autoctone (melara e santa maria principalmente). Solo 6 produttori nel Consorzio, con Lusignani che ogni anno miete allori su tutte le guide. Cinque anni minimo per entrare in commercio, longevità eccezionale (fino a 20 anni e più), produzione di nicchia: «Un bicchiere straordinario per complessità e profumi, una via di mezzo tra un vino dolce e un grande aceto balsamico tradizionale, con in più un rapporto qualità/prezzo incredibile », conclude Aldrovandi. Se Piacenza è la sorpresa, la Romagna conferma la vocazione al vino da dessert col suo Albana passito docg anche nella raffinata versione riserva. La vendemmia 2015 è stata positiva con bellissimi grappoli molto idonei anche per l’appassimento. L’Albana è il terzo vitigno coltivato in Romagna con oltre 1100 ettari (dopo Trebbiano e Sangiovese). La docg Albana rappresenta il 3,4 % della denominazione ‘Romagna’ con un numero di bottiglie superiore al mezzo milione. La tipologia passito sta sui 30.000 litri prodotti (in crescita) mentre il passito riserva è una nicchia da 430 litri (dati 2014). Numeri che possono solo crescere. L’interesse c’è. Nel 2014 ben 61 aziende hanno chiesto la certificazione e 71 cantine hanno imbottigliato Albana docg. L’Albana passito è il vino romagnolo più premiato sulle guide grazie alle etichette di Fattoria Zerbina. Ma c’è una qualità media in forte crescita, come testimoniano le etichette di Umberto Cesari (Colle del re) o di Tenuta Pertinello (Passito di Pertinello).