Pieve di Cento, la Collegiata si è rialzata e aspetta i suoi capolavori

La chiesa ha subìto grandissimi danni nel terremoto del 2012. All’inizio del 2018 sarà riaperta al pubblico

I vigili del fuoco recuperano il quadro di Guido Reni ‘L’assunzione della Madonna’

I vigili del fuoco recuperano il quadro di Guido Reni ‘L’assunzione della Madonna’

Pieve di Cento (Bologna), 29 maggio 2017 - Le celle che prima accoglievano L’Annunciazione del Guercino e L’assunzione della Madonna di Guido Reni testimoniano ancora la Collegiata spogliata dopo il sisma del 2012 e messa in sicurezza a seguito del crollo della cupoletta centrale. Ad osservare da vicino quegli anfratti sistemati della chiesa di Pieve di Cento nel Bolognese, ma che ancora devono accogliere i capolavori, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

La visita del Capo dello Stato – nel giorno dell’anniversario delle seconde terribili scosse che il 29 maggio 2012, ferirono l’Emilia – arriva dopo i lavori che hanno riportato ai fasti di un tempo la chiesa di Santa Maria Maggiore detta Collegiata, uno dei simboli della rinascita dell’intera Emilia. Il ‘buco’ lasciato dalla cupoletta crollata all’interno del tempio non c’è più, le travi cadute a terra che formavano cumuli alti cinque metri sono sparite e i piccioni non volteggiano più indisturbati.

A cinque anni dal terremoto del 2012, varcata la soglia del tempio, le crepe e le travi di legno usati per puntellare la struttura, sono soltanto un ricordo. Intenti a ricostruire ogni particolare, i restauratori e gli operai sotto la guida attenta dei tecnici.

L’esterno della chiesa della Collegiata ‘ingabbiata’
L’esterno della chiesa della Collegiata ‘ingabbiata’

Al centro delle impalcature, un ascensore conduce alla cupoletta ricostruita dopo il crollo del 29 maggio 2012. Ogni giorno don Angelo Lai, parroco del paese, indossa il caschetto e sale in cima con i tecnici Michela Boni, Michele Crocella e Maria Furci. Arrivati alla cupoletta, l’emozione è indescrivibile: affreschi tornati ai fasti di un tempo, stucchi e cornici che hanno ripreso vita.

E poi il vero capolavoro: la cupoletta è stata ricostruita con tecniche tradizionali, mattone dopo mattone, inserendo una fibra di carbonio e una malta speciale. Abbiamo rispettato anche la tradizione: il lavoro è stato nel segno di chi ideò questa bellissima chiesa. Ora è davvero a prova di terremoto. Chi visiterà oggi la Collegiata troverà una chiesa trasformata».

Don Lai ha un traguardo ambizioso: «La Collegiata era il punto di riferimento delle parrocchie del Cento-pievese. Voglio che torni a essere come prima e vorrei riportare l’abside all’ingresso come nel 1400. Questo tempio è stato sempre un simbolo di rinascita e unione. Oggi lo è ancora di più perché simboleggia la ricostruzione dopo le terribili scosse che ferirono Pieve e il resto dell’Emilia».

Michela Boni, a capo dei restauratori dell’impresa Leonardo, rivela un segreto: «Grazie a una foto abbiamo ricostruito la cupoletta. L’immagine era così nitida che ci ha permesso di rifarla integralmente. Senza quell’istantanea sarebbe stato impossibile riportare alla luce la vecchia struttura rispettandone la tradizione. Dopo il crollo della cupoletta, per due anni le intemperie e i piccioni avevano rovinato gli affreschi e anneriti i muri».

Michele Crocella è il capo cantiere: «Un mattone alla volta abbiamo ricostruito la cupoletta crollata. Questi ragazzi sono andati oltre i loro doveri: ci hanno messo passione e sacrificio. Un’intera comunità si aspettava molto da noi e non potevamo fallire». Con i tecnici, a osserva passo dopo passo i lavori, il maresciallo della piccola borgata, Gesuino Morittu, che nei giorni del terremoto lavorò 24 ore su 24.

un restauratore al lavoro alla 'Collegiata' di Pieve di Cento
un restauratore al lavoro alla 'Collegiata' di Pieve di Cento

«Mancano all’appello il tempio di San Rocco e l’ex stazione – rileva il vicesindaco del piccolo paese Luca Borsari –. Il 29 maggio 2012 a Pieve avevamo 350 persone fuori casa. In 5 anni oggi ne sono rimaste fuori 30. Nel 2012 avevamo quasi 150 edifici inagibili».