«Positiva la stretta sulle deleghe: l’assemblea torni a essere seguita»

Enrico Rizzo, avvocato e presidente di Asppi: «Modifiche necessarie»

Enrico Rizzo, avvocato e presidente di Asppi

Enrico Rizzo, avvocato e presidente di Asppi

ANNUNCIATA come una rivoluzione copernicana, la riforma del condominio di tre anni fa qualcosa di buono ha portato – spiega Enrico Rizzo, avvocato e presidente di Asppi –, tanto altro ha lasciato ancora da mettere a posto. Tra i successi «di sicuro c’è il maggior potere dato alle decisioni dell’assemblea, che adesso in molti casi possono essere prese a maggioranza, mentre una volta potevano essere bloccate da un solo diniego. In altri casi, dove prima serviva la maggioranza, oggi basta un terzo dei millesimi della proprietà».

Rizzo, è un vantaggio concreto, in assemblea?

«Sì, se considera che negli anni molte sentenze della corte di Cassazione avevano delineato una posizione del genere. La riforma, finalmente, ne ha preso atto».

Altre novità?

«Sono state introdotte delle vere e proprie sanzioni per le infrazioni al regolamento».

Come può un’assemblea di miei pari, sanzionarmi?

«Non si tratta di vere e proprie multe, ma di risarcimenti predeterminati conseguenti a una tale violazione, che vanno a formare un fondo poi molto utile ad alleggerire le spese condominiali».

L’amministratore è ancora il capo incontrastato dell’assemblea?

«Sì e no. Intanto oggi può presentare delle convenzioni ai condomini e in molti casi si tratta di una cosa molto utile. Pensi all’accordo fatto da Asppi, Anaci e Comune di Bologna per la pulizia del pavimento dei portici. Una volta sarebbe stato molto più complicato».

Cosa invece non può più fare?

«Presentarsi in assemblea con delle deleghe. La legge ha finalmente stabilito che un amministratore che in mano a anche il potere decisionale di parte della proprietà si trova in un conflitto d’interesse inaudito, perché propone cose che poi ha il potere di fare approvare».

Chi può avere delle deleghe oggi?

«I condomini, ma con dei limiti. In un condominio composto da un massimo venti persone ogni singola persona non può avere più di tre deleghe. Il tutto nel tentativo di rendere maggiormente rappresentativo e più vissuto lo strumento dell’assemblea di condominio».

L’assemblea è stata snobbata?

«Un po’ sì, in molti casi l’atteggiamento dei condomini che consegnavano in automatico la delega all’amministratore o al vicino di casa era quello di un disinteresse nei confronti delle questioni che riguardano il proprio palazzo. Salvo poi pentirsene e aprire contenziosi quando si trovavano di fronte a delle scelte non condivise».

In cosa può cambiare, e in meglio, la vita dei condomini?

«Ciò in cui la riforma si è dimostrata timida è una maggiore regolamentazione della professione dell’amministratore. Un’azione di maggiore coraggio avrebbe previsto, se non un nuovo ordine professionale, perlomeno degli obblighi di formazione particolare. Invece oggi l’amministratore può essere ancora chiunque, basta un semplice diploma. Il motivo è che molti si improvvisano, e che la professione risulta oggi sottopagata. Normale: ci sono in Italia quasi 300mila amministratori di condominio, più che nel resto di tutta l’Europa»