Mercoledì 24 Aprile 2024

Il Tfr entra da oggi in busta paga. Pochi lavoratori hanno detto sì

Pesa il timore di intaccare il gruzzoletto finale. Statali grandi esclusi

Operaio al lavoro (Imagoeconomica)

Operaio al lavoro (Imagoeconomica)

Roma, 1 marzo 2015 - L’ANTICIPO del Tfr in busta paga si mette in moto. Da oggi i lavoratori potranno ottenere dal proprio datore il versamento immediato del trattamento di fine rapporto, mese dopo mese, anziché accumularlo. La misura, pensata dal governo Renzi per riattivare i consumi, andrà avanti in via sperimentale fino a giugno del 2018. Ma, in base alle prime stime, non è destinata ad avere un grande impatto, almeno all’inizio. Secondo un sondaggio targato Confesercenti e Swg, ad oggi hanno deciso di effettuare la richiesta solo sei dipendenti su cento, mentre un altro undici per cento lo farà entro il 2015. REAZIONI tiepide, insomma, perché la grande maggioranza (83%) dei 12 milioni di dipendenti messi davanti a questa scelta ha intenzione di non sfruttare la novità, lasciando il trattamento di fine rapporto all’impresa presso la quale lavora. Il motivo, nella maggioranza dei casi, è che si teme di rendere troppo magra la propria liquidazione. Spesso, però, la decisione è determinata da considerazioni di natura fiscale: il Tfr, infatti, verrà tassato con aliquota ordinaria e non ridotta, come avviene invece in caso di incasso alla fine del rapporto di lavoro. Nel 10% dei casi, invece, c’è volontà di non sottrarre liquidità preziosa alla propria impresa. FACENDO un passo indietro, la possibilità riguarda i lavoratori con almeno sei mesi di anzianità, che potranno richiedere, con un modulo apposito, di versare il Tfr direttamente in busta paga, anziché accantonarlo come avviene di solito. L’impresa, ricevuta la richiesta, dovrà poi rivolgersi all’Inps per comunicare i dati di chi ha fatto domanda. I grandi esclusi da questa partita sono i dipendenti pubblici: per evitare problemi alle casse dello Stato non potranno accedere al bonus. Con loro, restano esclusi anche i domestici, i dipendenti del settore agricolo e chi lavora per aziende in crisi, che hanno una procedura di fallimento avviata o la cassa integrazione straordinaria in atto.  Se si sceglierà di sfruttare la novità, si riceveranno retribuzioni più sostanziose nel periodo che va dal primo marzo 2015 al 30 giugno 2018. Non bisognerà decidere immediatamente: la strada resta aperta fino all’ultimo mese utile. Se, però, si decide di imboccarla, non si potrà tornare indietro. Il dipendente che attiva l’anticipo del Tfr dovrà incassarlo fino a giugno 2018.  IL VERSAMENTO non sarà immediato. Secondo il decreto che regola il nuovo strumento, l’impresa dovrà pagare entro il mese successivo alla richiesta del lavoratore, tranne i casi nei quali ci sia la possibilità di accedere a un finanziamento garantito presso una banca. Guardando agli importi, un lavoratore con un reddito lordo di 18mila euro all’anno percepirà circa 72 euro in più al mese, quindi 864 euro su base annuale. Con un reddito di 25mila euro, invece, si arriva a quota cento euro al mese (1.200 all’anno). Anche se, per calcolare l’effetto reale della misura, bisognerà guardare all’intera situazione fiscale del lavoratore. Non ci sarà, comunque, interazione con l’altro bonus del governo Renzi: il Tfr in busta paga non inciderà sul computo del reddito per gli 80 euro in busta paga. Altra precisazione importante: il Tfr già maturato non viene in alcun modo intaccato. L’anticipo riguarda solo le somme accantonate mese per mese.  

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