Tiziano Ferro: «Scendo in campo giocando da singolo»

Il cantante parla del suo primo tour negli stadi. L’1 luglio sarà a Bologna FOTO

Tiziano Ferro

Tiziano Ferro

Bologna, 22 gennaio 2015 -  Quando arriva di fronte alla terrazza che si affaccia sulle tribune e sul campo dello stadio bolognese Dall’Ara, Tiziano Ferro è come sopraffatto dallo stupore (FOTO). Se qualcuno non gli aprisse la porta, rimarrebbe incollato alla finestra ad appannare il vetro e a fare domande. Vuole sapere tutto. Non smette più di dire che questo stadio è bellissimo, un teatrone, poi ci pensa, quasi come se stesse intuendo uno scherzo e chiede perché è così bello. Poi scatta il momento delle foto. E lui, che allarga le braccia su ordine perentorio dei fotografi, sussurra a denti stretti «io sorrido perché non posso fare altro: se non ci rido sopra…». Eh già, perché alla vigilia – si fa per dire – del suo primo tour negli stadi – dall’onestamente non troppo fantasioso titolo “Lo Stadio” – che l’1 luglio lo porterà anche a Bologna, il ragazzo comincia a prendere concretamente contatto con la realtà di quello che succederà. E la cosa un po’ lo coglie di sorpresa.

Insomma, questo stadio l’ha proprio stordita…

«Mi ha preso alla sprovvista. È la prima volta che entro in uno stadio in cui suonerò, con la consapevolezza che lo farò. Ed è una sensazione che non mi aspettavo. Sono emotivamente provato. E poi è come entrare a casa di qualcuno a cui vuoi bene».

E dire che lei non è nuovo a palchi così importanti…

«Sì, però quella dell’Olimpico nel 2012 è stata un’esperienza che ho affrontato anestetizzato dall’incoscienza. Il tour in cui era inserito quel concerto era tuto incentrato sui palazzetti e mi sono avvicinato allo stadio con l’ingenuità con cui ci si butta in qualcosa di oggettivamente più grande di se stessi».

Qual è la differenza tra quel concerto e quelli che verranno?

«Il concerto dell’Olimpico non era impostato a livello di scaletta per quel tipo di dialogo, che richiede invece tutto un altro tipo di comunicazione. E credo di avere capito, osservando gente come Ligabue e Jovanotti – che di stadi ne hanno fatti e che davanti a distese di persone mantengono una calma serafica – che il segreto sia non strafare, stare concentrati».

Quindi ha già pensato ad una scaletta ad hoc?

«Ho raggiunto la convinzione che il concerto debba essere composto da tutti i singoli estratti dai miei album, perché è una festa. E chi c’è, è lì perché vuole esserci. È una scaletta a prova di lamentela. Una bomba, che neanche la più prepotente delle scenografie potrà mettere in secondo piano».

Solo i singoli?

«Stiamo parlando di qualcosa come 35 canzoni. Questo deve essere il tour che avvicina a me chi non ha mai avuto tempo, voglia e possibilità di seguirmi. Anche The best of TZR è stato concepito così, perché è così che io ho sempre ascoltato le raccolte, che mi hanno fatto conoscere artisti come Elton John e Morissey».

E Luca Carboni?

«No, ecco, di Luca io sono il fan numero uno. Tanto che sono stato uno dei produttori segreti di Fisico & Politico. Basti pensare che sono stato io a ricordargli che esisteva una versione spagnola di Inno Nazionale cantata da Miguel Bosè e che quindi doveva essere lui a fare il duetto».