Sabato 20 Aprile 2024

Elezioni presidenziali in Tunisia: urne aperte per il dopo Ben Ali

Verrà scelto il primo presidente del dopo Ben Ali. Tre i favoriti: Beji Caid Essebsi, leader di Nidaa Tounes; il presidente uscente Moncef Marzouki; e Hamma Hammami candidato del Fronte popolare; e Slim Riahi, ribattezzato il Berlusconi tunisino, proprietario di una squadra di calcio e leader dell'Unione patriottica libera (Upl)

Tunisia, elezioni presidenziali

Tunisia, elezioni presidenziali

Tunisi, 23 novembre 2014 - Urne aperte per le elezioni presidenziali in Tunisia, dove gli elettori sceglieranno il primo presidente dal Paese dopo la cacciata di Zine el-Abidine Ben Ali nel 2011.  

I 27 CANDIDATI -  Sono 27 i candidati alle elezioni presidenziali in Tunisia. A farsi avanti erano stati una settantina ma l'Isie (Instance supérieure indépendante pour les élections), cioè l'organismo indipendente incaricato di organizzare le elezioni, ha accettato appunto solo 27 candidature, respingendo tutte le altre. Cinque dei 27 politici però (Abderrahim Zouari, Mohamed Hamdi, Mustapha Kamel Nabli, Abderraouf Ayadi e Noureddine Hached), alcuni visti anche i risultati del proprio partito nelle elezioni legislative dello scorso 26 ottobre, hanno annunciato il ritiro. Secondo quanto previsto dalla legge elettorale, tuttavia, per l'Isie i cinque restano ufficialmente candidati.  In corsa per la presidenza c'è solo una donna, il magistrato Kalthoum Kannou, che si presenta come candidato indipendente. 

Tre dei 27 candidati ufficiali sono deputati dell'Assemblea costituente (Mustapha Ben Jaâfar, Mohamed Hamdi e Abderraouf Ayadi) e quattro sono personalità del regime di Ben Ali (Kamel Morjane, Abderrahim Zouari, Mondher Zenaidi e Hamouda Ben Slama). Quattro sono invece uomini d'affari (Larbi Nasra, Slim Riahi, Mohamed Frikha e Yassine Chennoufi). È la prima volta che si vota per le presidenziali a suffragio diretto. Subito dopo la rivoluzione invece, nel 2011, l'attuale presidente Moncef Marzouki fu eletto dall'Assemblea costituente con suffragio indiretto.  

Parte sicuramente avvantaggiato Beji Caid Essebsi, leader di Nidaa Tounes che è risultato il primo partito con il 39% nelle legislative dello scorso 26 ottobre (VIDEO). La sfida potrebbe giocarsi con il presidente uscente Moncef Marzouki, nuovamente candidato con il partito Congresso per la repubblica (Cpr). Ennahda invece, che aveva vinto subito dopo la rivoluzione e adesso è il secondo partito, non appoggia nessun candidato. Il Fronte popolare dei due politici assassinati nel 2013 Chokri Belaid e Mohammed Brahmi, forte del suo quarto posto alle legislative con 15 seggi ottenuti, presenta come candidato Hamma Hammami. E una sorpresa potrebbe arrivare dal sempre più popolare Slim Riahi, da alcuni ribattezzato il Berlusconi tunisino, proprietario di una squadra di calcio e leader dell'Unione patriottica libera (Upl) risultata terzo partito con 16 seggi. 

Di seguito una breve panoramica dei 27 candidati. L'ordine in cui vengono presentati non coincide con quello in cui compaiono sulla scheda elettorale.  

1. KALTHOUM KANNOU. 55 anni, magistrato, è l'unica donna candidata alla presidenza. Un tempo a capo dell'associazione dei giudici, è la prima donna della storia della Tunisia a candidarsi alla presidenza e ha promesso di impegnarsi per l'uguaglianza di genere, sottolineando che si è voluta proporre per evitare che prendano il potere personaggi del vecchio regime.   2. BEJI CAID ESSEBSI. È leader e fondatore del partito laico Nidaa Tounes ('La chiamata della Tunisia' ndr.), che ha vinto le ultime legislative. Il partito si presenta come continuatore dei principi di Habib Bourguiba. Ed è proprio dalla città di Bourguiba, Monastir, che Essebsi ha avviato la sua campagna elettorale per le presidenziali. Abile oratore, 87 anni, Essebsi è noto per la sua caratteristica di citare spesso proverbi tunisini e parti del Corano, e per il discorso elettorale in tv ha scelto l'arabo classico. Tra le critiche più frequenti che gli vengono rivolte c'è quella relativa all'età, che secondo gli oppositori è poco in linea con lo spirito della rivoluzione, portata avanti dai giovani. Sabato sera ha riempito lo stadio nel quartiere di El-Menzah a Tunisi, dove ha tenuto un comizio, e molti sono rimasti fuori a seguire l'evento da maxi schermi.   3. MOHAMED MONCEF MARZOUKI. Presidente uscente, è nuovamente candidato con il partito Congresso per la repubblica (Cpr). Era stato eletto alla presidenza dopo la rivoluzione dall'Assemblea costituente, dunque tramite suffragio indiretto. Alle ultime elezioni il Cpr ha perso quasi tutti i seggi. Resta comunque una figura simbolica della rivoluzione e su di lui potrebbero essere convogliate molte preferenze di chi non intende votare per Essebsi.   4. SLIM RIAHI. Presidente dell'Unione patriottica libera (Upl) che si è attestata come terzo partito alle ultime legislative del 26 ottobre, il milionario proprietario della squadra Club Africain, 42 anni, ha usato il denaro e la popolarità della squadra per ottenere un buon risultato politico. Da alcuni soprannominato il Berlusconi tunisino, si presenta come un innovatore della politica tunisina e potrebbe ottenere il sostegno di molti giovani.   5. HAMMA HAMMAMI. Candidato del Fronte popolare dei due politici assassinati nel 2013 Chokri Belaid e Mohammed Brahmi, Hamma Hammami è il leader del Partito dei lavoratori (uno di quelli che fanno parte del Fronte). Oggi 62enne, sotto il regime di Ben Ali è stato più volte arrestato e torturato.   6. KAMEL MORJANE. Fra gli ultimi a presentare la candidatura, Morjane è stato l'ultimo ministro degli Esteri di Zine el-Abidine Ben Ali. È il candidato del partito Al Moubadara ('L'iniziativa' ndr.), emanazione del partito di Ben Ali 'Rassemblement constitutionnel democratique' (Rcd) dissolto subito dopo la rivoluzione. Nel 2011 Morjane si era scusato con i tunisini per avere accettato di servire sotto Ben Ali, assicurando di non avere avuto alcuna responsabilità delle pratiche autoritarie del regime.   7. ABELKADER LABBAOUI. Candidato indipendente, è presidente dell'Unione tunisina del servizio pubblico e per la neutralità dell'amministrazione.   8. LARBI NASRA. È il candidato del Partito la voce del popolo, da lui fondato.   9. AHMED NEJIB CHEBBI. È il candidato del Partito repubblicano, Al-Jomhouri.  10. MOHAMED HACHEMI HAMDI. È il candidato del Movimento Al- Mahaba. All'indomani delle elezioni legislative, il 27 ottobre, alla luce dei risultati riportati aveva annunciato la sua decisione di ritirarsi dalla corsa. Su Twitter aveva spiegato che il suo programma non poteva essere realizzato senza il sostegno di un blocco parlamentare e che per questo aveva scelto di ritirarsi. Il giorno dopo, però, è tornato indietro sui suoi passi, decidendo di restare in corsa.   11. MUSTAPHA BEN JAFAAR. Candidato del partito Ettakatol, è il presidente dell'Assemblea costituente che sarà sostituita dal nuovo Parlamento quando questo entrerà in carica.   12. ALI CHOURABI. Candidato indipendente, è un magistrato.   13. MONDHER ZENAIDI. Sotto la presidenza di Ben Ali ha guidato diversi ministeri, tra cui quello dei Trasporti, del Commercio e del Turismo.   14. MOHAMED FRIKA. Si presenta come candidato indipendente.   15. YASSINE CHENNOUFI. Anche lui uomo d'affari, si presenta come candidato indipendente. Un tempo dipendente della dogana, è accusato da molti di avere collaborato con la famiglia Trabelsi, cioè quella della moglie di Ben Ali.   16. SAMIR ABDELLI. È un avvocato di 48 anni.   17. ABDERRAZAK KILANI. Avvocato, fino al 2013 è stato ministro delegato incaricato dei rapporti con l'Assemblea costituente. Si presenta come candidato indipendente.   18. HAMOUDA BEN SLAMA. Ministro prima della Salute pubblica e poi della Gioventù e dello Sport sotto Ben Ali, si presenta come candidato indipendente.  19. SALEM CHAIBI. È il presidente del Partito del congresso popolare.   20. MOKTAR MEJRI. È un candidato indipendente.   21. MEHREZ BOUSSAYENE. Ex magistrato, è presidente del Comitato nazionale olimpico tunisino (Cnot) e si presenta come candidato indipendente.   22. AHMED SAFI SAID. Scrittore e giornalista, si presenta anche lui come candidato indipendente.   23. MUSTAPHA KAMEL NABLI. Ex governatore della Banca centrale di Tunisia, si presentava come candidato indipendente ma si è ritirato dalla corsa martedì 18 novembre affermando che il clima attuale gli sembra simile a quello del 2012 e 2013, caratterizzato da violenza, terrorismo e omicidi e che a suo parere queto non consente ai tunisini di scegliere serenamente il futuro presidente. Economista, raccoglie un ampio consenso, ma molti lo considerano troppo vicino a istituzioni come la Banca centrale europea (Bce) e il Fondo monetario internazionale (Fmi).   24. ABDERRAOUF AYADI. Candidato del Movimento Wafa, cioè Movimento della fedeltà fondato nel 2012 da fuoriusciti del Congresso per la repubblica (Cpr), ha annunciato il suo ritiro dalla corsa mercoledì 19 novembre.   25. NOUREDDINE HACHED. Candidato indipendente, è un ex ambasciatore e figlio del sindacalista Farhat Hached. Anche lui si è ritirato dalla corsa.   26. ABDERRAHIM ZOUARI. Candidato del Movimento desturiano, giovedì 30 ottobre ha annunciato il suo ritiro dalla corsa, dichiarando che la decisione era stata presa insieme ai membri dell'ufficio esecutivo del partito. È stato un personaggio chiave nel regime di Ben Ali.   27. MOHAMED HAMDI. Era candidato per Alleanza democratica, un partito fondato alla fine del 2012 per accogliere i fuoriusciti dell'ala riformista del Partito democratico progressista (Pdp) che non avevano voluto unirsi al Partito repubblicano. Ha però annunciato il suo ritiro dalla corsa il 6 novembre, motivando la scelta con gli scarsi risultati ottenuti dal partito alle legislative, dove è riuscito a guadagnare un solo seggio in Parlamento.  

DA BEN ALI' A OGGI - Il 17 dicembre 2010 il venditore ambulante 26enne Mohamed Bouazizi si dà fuoco a Sidi Bou Zid, nel centro della Tunisia, dopo avere subìto dei soprusi da parte della polizia. Il suo gesto, al di là dei motivi specifici per i quali viene compiuto, nell'interpretazione che ne viene data incarna sia la rabbia per le ingiustizie di un sistema corrotto e clientelare, sia lo scontento per una situazione economica non più rosea. Parte così in Tunisia la rivolta contro il regime di Zine el-Abidine Ben Ali, che fugge in Arabia Saudita il 14 gennaio del 2011 dopo 23 anni al potere. Una delle piazze centrali di Tunisi viene ribattezzata da piazza 7 novembre, data in cui Ben Ali era salito al potere succedendo a Habib Bourguiba, a piazza 14 gennaio, giorno appunto della fine del regime.  Il primo ministro Mohamed Ghannouchi annuncia un governo ad interim di unità nazionale, ma resta in carica solo fino al 27 febbraio perché i manifestanti lo considerano troppo compromesso con il regime e costringono anche lui a lasciare il potere. Come premier ad interim viene scelto allora Béji Caid Essebsi (ora candidato alla presidenza nelle elezioni di oggi con il partito Nidaa Tounes), il quale guida il Paese fino alle prime elezioni libere, che si tengono il 23 ottobre 2011.

Alle urne vince il partito islamista Ennahda, che va al governo in coalizione con il Congresso per la repubblica (Cpr) e con Ettakatol. A guidare l'esecutivo è Hamadi Jebali di Ennahda, che resterà in carica fino a febbraio 2013. L'Assemblea costituente che viene eletta ha il compito di redigere la Costituzione ed elegge a presidente Moncef Marzouki. Ennahda si presenta come partito moderato e promette tolleranza, ma questa definizione suscita perplessità in molti. A ottobre 2012, per esempio, fa scalpore la videointercettazione del leader del partito, Rashid Ghannouchi (da non confondere con l'ex premier Mohamed Ghannouchi), sopreso a rassicurare i salafiti che si lamentavano dell'eccessiva moderazione di Ennahda: nel nastro rubato Ghannouchi presenta il laicismo come una fase che verrà superata quando i tempi matureranno e invita i salafiti a fondare media e associazioni per diffondere l'islam. 

Dopo gli omicidi di due politici del movimento di opposizione Fronte popolare, Chokri Belaid ucciso il 6 febbraio del 2013 e Mohammed Brahmi assassinato il 25 luglio dello stesso anno (nel giorno della festa della Repubblica), monta la protesta contro il governo, accusato di non essere in grado di garantire la sicurezza e, da alcuni, di essere addirittura il mandante politico delle uccisioni. Prima c'è un cambio di esecutivo, che passa dal premier Hamadi Jebali ad Ali Larayedh. Poi a ottobre 2013 Ennahda accetta di farsi da parte e lasciare spazio a un governo tecnico. L'accordo sul nuovo premier del governo tecnico viene raggiunto solo a gennaio 2014, quando alla guida dell'esecutivo viene scelto il premier Mehdi Jomaa. A lui è affidato il compito di traghettare il Paese verso le nuove elezioni, cioè quelle di fine anno. Lo scorso 26 ottobre si è votato per eleggere il Parlamento, oggi i tunisini vanno invece al voto per le presidenziali.