Mercoledì 24 Aprile 2024

Tunisia, torna stato d'emergenza dopo strage Sousse. Essebsi: "Siamo in guerra, Isis alle porte"

Lo stato d'emergenza era stato revocato in Tunisia nel marzo 2014, dopo essere stato rinnovato dal gennaio 2011 a seguito del sollevamento che aveva innescato "la Primavera araba" culminata con la fuga del presidente Zine El Abidine Ben Ali. Intanto le forze di sicurezza tunisine hanno ucciso dopo un lungo inseguimento un ricercato per reati legati al contrabbando e al terrorismo di matrice islamica

Beji Caid Essebsi presidente della Tunisia (Ansa)

Beji Caid Essebsi presidente della Tunisia (Ansa)

Tunisi, 4 luglio 2015 - La Tunisia dichiara lo stato di emergenza su tutto il territorio nazionale. Lo si apprende da una fonte della Presidenza della Repubblica tunisina. Lo stato di emergenza affida poteri eccezionali a polizia ed esercito, e consente al governo più flessibilità, introducendo anche restrizioni sul diritto di assembramenti in pubblico. Inoltre tutte le moschee a rischio radicalismo saranno chiuse entro domani. Si tratta di 80 edifici religiosi, che si sommano ai 37 già off limits.

STATO D'EMERGENZA, COSA PREVEDE - Lo stato d'emergenza dura circa una 30na di giorni, ma può essere prorogato in base ad alcuni particolari decreti. Durante il periodo in cui è in vigore, le autorità possono limitare "la circolazione di persone e autoveicoli"; vietare scioperi e manifestazioni; introdurre nuove regole sul permesso di soggiorno, vietandolo a tutti coloro che intralciano l'azione delle pubbliche autorità; e procedere al fermo di persone o al sequestro dei loro beni, per garantire la sicurezza della nazione. Inoltre, il ministero dell'Interno può disporre l'arresto di qualsiasi persona sospettata di compiere attività pericolose per la sicurezza e l'ordine pubblico; ordinare a tutti coloro che posseggono un'arma regolarmente registrata di consegnarla alle autorità; stabilire la chiusura temporanea di teatri, cinema e luoghi di incontro, vietando anche assemblee pubbliche per evitare disordini.

CRESCE LA PAURA - La Tunisia, che dalla rivoluzione è divenuta sempre più terra di jihadisti, responsabili della morte di decine di poliziotti e militari, è stata colpita da due gravi attentati rivendicati dallo Stato islamico (Isis) nello spazio di tre mesi che hanno provocato la morte di 59 turisti stranieri: 21 al museo del Bardo, di Tunisi a marzo e 38 in un hotel sul mare a Sousse il 26 giugno. 

LE 'FALLE' - In una intervista trasmessa ieri dalla Bbc, il Primo ministro Habib Essid ha riconosciuto che la polizia è intervenuta con troppo ritardo sul luogo dell'attentato di Port El Kantaoui, prima ammissione ufficiale delle falle nella sicurezza. Inoltre diversi responsabili tunisini, fra cui il governatore di Sousse, sono stati silurati dopo l'attentato costato la vita a 38 turisti lo scorso 26 giugno. Lo ha detto all'Afp un consigliere del Primo ministro. "Poiché ci sono state delle falle nella sicurezza ne consegue che ci sono state delle falle politiche", ha dichiarato Dhafer Neji.

IL DISCORSO DI ESSEBSI - "Abbiamo l'Isis alle porte" ha detto il presidente tunisino Beji Caid Essebsi spiegando alla televisione la decisione di proclamare lo stato di emergenza. "La Tunisia sta vivendo circostanze eccezionali che necessitano di misure eccezionali" ha aggiunto precisando: "Noi non abbiamo la cultura del terrorismo, è un problema regionale". "Siamo in stato di guerra" ha proseguito: "Noi vogliamo un paese democratico con un sistema repubblicano laico e non torneremo indietro. Noi abbiamo una Costituzione laica e i terroristi vogliono il Califfato". Il presidente tunisino ha anche rivolto un appello ai partner internazionali: "La Tunisia ha bisogno di sostegno internazionale poiché tutti i paesi sono preda del terrorismo. Gli Stati Uniti, la Francia, la Gran Bretagna, l'Unione europea e l'Algeria sostengono la Tunisia contro il terrorismo". Essebsi ha ricordato che la situazione in Libia influenza enormemente la Tunisia, dichiarando che il terrorismo e le armi provengono dal vicino Paese nordafricano. "Le nostre frontiere con la Libia sono lunghe 500 km, è difficile per noi controllarle con mezzi che non possediamo. La Libia non ha un vero e proprio Stato, ma ci sono delle milizie armate". Essebsi ha infine ringraziato "l'Algeria che sta al fianco della Tunisia nella lotta al terrorismo". 

 

UCCISO PRESUNTO TERRORISTA - Intanto le forze di sicurezza tunisine hanno ucciso dopo un lungo inseguimento un ricercato per reati legati al contrabbando e al terrorismo di matrice islamica nei pressi di Ben Guerdane, sul confine tra Tunisia e Libia di Ras Jedir, spesso teatro di traffici illeciti e contrabbando. L'uomo era oggetto di numerosi mandati di cattura, rivelano fonti della sicurezza tunisine, e risulta essere implicato nel contrabbando di armi oltre ad essere membro di un gruppo di reclutatori di jihadisti per la Siria. Sequestrate nell'operazione armi, pistole e granate, ritrovate presso il suo domicilio.