Mercoledì 24 Aprile 2024

Una riforma troppo lenta

di Antonio Troise

AVANTI adagio. Quasi fermi. Il governo si era impegnato sull’abolizione del canone della Rai. Sarà ridotto di appena 13 euro. Aveva promesso di tenere i partiti lontani dalla tv pubblica. L’ultima tornata di nomine è avvenuta con le vecchie regole e nel pieno rispetto del manuale Cencelli. Al di là delle professionalità di indubbio valore nel nuovo vertice. Nel frattempo la riforma annunciata si è arenata nelle sabbie mobili del Parlamento. Ed è davvero difficile che possa venirne fuori in tempi rapidi. Nessuno pensava che il percorso per cambiare la Rai fosse tutto in discesa. Ma, giorno dopo giorno, aumenta per gli italiani il rischio che vada in onda un copione già visto, con tante promesse annunciate e, altrettanto puntualmente, disattese. Certo, c’è ancora tempo per rimediare, l’orizzonte di Renzi resta quello di un governo che punta ad arrivare alla fine della legislatura. Ma, proprio per questo, occorrerebbe cambiare passo e cominciare a mettere mano davvero ai capitoli principali di quella che può e deve diventare la nuova Rai. L’abolizione del canone è una cartina di tornasole delle buone intenzioni dell’esecutivo. E non solo perché obbliga l’azienda a ridurre le spese e a far quadrare i conti senza ricorrere al portafoglio dei contribuenti.

DIETRO la cancellazione di questa imposta (che l’esecutivo vorrebbe intanto estendere ai proprietari di smartphone e tablet) c’è l’idea di un’azienda in grado di camminare con le proprie forze, di stare sul mercato, portando avanti una strategia di risanamento dei conti ma anche di sviluppo nelle nuove tecnologie. Cancellare il canone, ad esempio, significa vendere ai privati le reti non più strategiche e tornare a interpretare il ruolo della tv pubblica per quello che realmente dovrebbe essere, una grande azienda culturale al servizio della collettività. Per fare questo, il piccolo sconto sul canone può far sicuramente piacere ai contribuenti, ma da solo non basta. Occorrerebbe, invece, puntare su un disegno più complessivo, in grado di delineare quello che deve essere il servizio pubblico televisivo nei prossimi anni. L’arrivo di Netflix sul mercato italiano, da questo punto di vista, dovrebbe far suonare più di un campanello di allarme: il mondo dei media continua a bruciare le tappe. Mentre la riforma della Rai continua ad avanzare lentamente. Troppo lentamente.

di Antonio Troise