Il Vialone nano merita una battaglia contro il riso asiatico

Massimo Gagliardi

Massimo Gagliardi

Bologna, 22 luglio 2014 - Ci mancava solo la crisi del riso per aprire un’altra falla nella nostra economia e affrettarne il naufragio. Com’è possibile non capire che la globalizzazione, salutare se praticata tra Paesi con similari costi del lavoro, diventa catastrofica se nel sistema irrompe addirittura un continente, l’Asia, dove il costo del lavoro è bassissimo? 

Pasquale Mattei

Risponde il vicedirettore de il Resto del Carlino Massimo Gagliardi 

Quello che lei solleva è un problema epocale. Attorno al 2007, Giulio Tremonti criticò moltissimo l’apertura ai mercati asiatici decisa dalla Ue. Il crollo, però, delle barriere doganali era inevitabile. Con importanti distinguo: da due anni Ducati è andata a produrre in Thailandia perché se esporta lì una moto fatta a Bologna la dovrà vendere a prezzi maggiorati dai dazi. È la differenza tra «free trade» (libero commercio) e «fair trade» (commercio corretto) che lo stesso Tremonti cercò di far entrare, invano, nei trattati. E allora? Non ci resta che vendere, come pregiato Made in Italy, il nostro Vialone nano del Veronese o il Carnaroli del Vercellese. E dare battaglia nelle sedi opportune. Renzi ha già richiesto misure di salvaguardia Ue contro il riso cambogiano.

massimo.gagliardi@ilcarlino.net