Bossetti e la moglie, il grande gelo. «Così lui mise Yara nel mirino»

Gli inquirenti: problemi con Marita, movente sessuale nel delitto. Dai filmati hot visti insieme davanti alla tv di casa alle relazioni extraconiugali. E nei giorni intorno alla morte di Yara i contatti telefonici fra i due sono inesistenti di Gabriele Moroni

A sinistra, Massimo Bossetti, a destra, la moglie Marita Comi

A sinistra, Massimo Bossetti, a destra, la moglie Marita Comi

Bergamo, 1 marzo 2015 - «No è impossibile... al cento per cento non è vero... dico io... mia moglie non avrebbe mai fatto una cosa del genere...». Mattinata del 6 agosto di un anno fa, nel carcere di Bergamo. Massimo Bossetti quasi insorge di fronte alla domanda del pm Letizia Ruggeri se fosse a conoscenza di relazioni extraconiugali della moglie. Dal giorno del fermo del muratore, il 16 giugno, gli investigatori non hanno smesso di scandagliare il privato e il modesto pubblico dell’indagato: abitudini, comportamenti, relazioni, fino a entrare nella vita che si viveva nella linda abitazione alla Piana di Mapello. Le dichiarazioni di due uomini che hanno frequentato Marita Comi sono a verbale. Assieme ad altri tasselli di una vicenda lunga 515 pagine.

La storia di una coppia entra progressivamente in un lungo atto d’accusa. Si sono conosciuti in riva al Brembo quando Marita aveva 17 anni ed era rimasta colpita dagli occhi incredibilmente glauchi del giovanotto magro, gli stessi rimasti impressi alla testimone che sostiene di averlo avvistato con Yara. Nozze nell’ottobre del ’99, luna di miele alle Maldive, casa prima a Terno d’Isola e poi alla Piana, tre figli. Di fronte agli inquirenti, i coniugi cantano all’unisono, ménage tranquillo, solido, con tratti di idillio, salvo gli inevitabili alti e bassi, soprattutto perché il Massi non sempre sa farsi rispettare per i pagamenti. Si scava. Ecco emergere dall’analisi del traffico telefonico che nel periodo della scomparsa di Yara i contatti fra Bossetti e la moglie sono stati meno che saltuari, assenti fra il 21 e il 28 novembre 2010 (Yara è morta la sera del 26). «L’importanza – dice la relazione del Ros – di ricostruire i rapporti familiari e quelli con la moglie risiede nella necessità di reperire tracce di situazioni legate al rapporto di coppia in grado di spiegare il movente latamente sessuale del delitto per cui si procede».

Ascoltate a grappoli, le conoscenze della coppia tolgono molta farina al Mulino bianco. Lo scandaglio affonda in profondità, risale con attaccati brandelli di intimità distrutta che vanno a cementare l’accusa. Bossetti racconta che certe sere, messi a letto i bimbi, con la moglie si concedevano un peccato casereccio facendo scorrere immagini hot.

Si indaga. La pagina Facebook di Massimo (soprannominato ‘il Favola’ per le sue frequenti bugie) restituisce tre profili di ragazze di Mapello, all’epoca 14enni. Dal computer fisso recuperata dalla cancellazioni «un’imponente mole di immagini di carattere pornografico». Il portatile parrebbe svelare una propensione per le «tredicenni». Non sono casualità per chi investiga sull’omicidio di una ragazzina.

È singolare il pellegrinaggio della coppia Bossetti a Chignolo d’Isola, nel campo dove per tre mesi è rimasto il corpo di Yara Gambirasio. A colloquio con la moglie, in carcere, Massimo sottolinea la fatica fatta per trovare il posto, come se fosse stato costretto ad aggirarsi in un territorio sconosciuto e non in luoghi familiari. Marita ha tenuto per sé lo stupore, salvo confidarlo alla cognata. È lei, invece, a ricordare al marito detenuto di quando entrarono nel cimitero di Brembate in cerca della lapide di Yara e a informarlo di avere evitato di riferire agli inquirenti di avere già incontrato i Gambirasio, sia a una festa sia in un supermercato. Come se qualche filo invisibile avesse portato i protagonisti di questa tragedia a sfiorarsi. Bossetti conosce di vista Fulvio, il padre di Yara, che va per cantieri. Una donna sostiene di avere avvistato Bossetti e la piccola Gambirasio su un’auto grigia, un giorno dell’estate 2010. Lui, viso scavato, questi famosi occhi chiari che nell’occasione diventano «di volpe». Si conoscevano, non erano estranei l’uno all’altra? Chi indaga ritiene di avere individuato in un discount di Brembate il posto del primo approccio di Bossetti alla ragazzina. Adesso è lì, seduta accanto all’uomo con gli occhi di volpe. La testimone passa e la vede volgere le spalle. «quasi come se non volesse farsi vedere...».