Ancona, 6 agosto 2010 - Dopo la chiusura del Neon nel febbraio scorso (per problemi giudiziari), il promoter sceglie il Carlino per tornare a parlare e raccontare la sua verità dei fatti.

 

Domenico Mascitti, Ancona è stata ingrata nei suoi confronti?
"Il mio lavoro non è stato apprezzato dagli amministratori di oggi, che si sono preoccupati di trovare soluzioni alternative alla mia organizzazione senza rendersi conto che, in anni di esperienza, ho stretto rapporti consolidati con manager importanti, che mi sono rimasti fedeli".

 

Pensa di riprendere la gestione del Neon?
"Non ci sono le condizioni. Mercoledì ho accompagnato un amico che voleva incontrare i rappresentanti di Medioleasing, ma la riunione si è risolta con un nulla di fatto: le complicazioni giudiziarie e, soprattutto, la cifra richiesta per subentrare nel leasing hanno scoraggiato l’imprenditore. Io, in ogni caso, non avrei collaborato alla gestione del locale, magari avrei organizzato alcuni concerti ma niente di più".

C’è un futuro per il Neon?
"Non lo so, ma la situazione è talmente complicata che difficilmente un qualsiasi imprenditore potrà riaprirlo per il 2010".
 

Pensa di aprire un locale altrove?
"No, adesso mi voglio disintossicare".
 

Ad Ancona torneranno almeno i concerti?
"Dipende tutto dal Comune, in particolare dal sindaco Fiorello Gramillano e dai suoi ‘suggeritori’. Per tornare ad animarsi, Ancona deve ritrovare l’entusiasmo. E’ assurdo che i piccoli Comuni del pesarese e del maceratese, che hanno maggiori difficoltà economiche, riescano ad offrire patrocini agli eventi musicali, mettendo a disposizione gratuitamente stadi e teatri e offrendo contributi per le spese, mentre Ancona non lo fa. Manca la volontà, non la possibilità".
 

Vede qualcosa di personale in tutto questo?
"Forse non vogliono Mascitti ad Ancona e sono pronto a ritirarmi in buon ordine. Ma non è solo questo: gli anconetani hanno una mentalità gretta, vogliono fare le nozze con i fichi secchi, come accaduto con il calcio: anziché mettersi insieme per un progetto ambizioso per il bene dell’Ancona, tra gli imprenditori sono prevalsi i personalismi e Mais è rimasto solo, nonostante sia un grande uomo che si è impegnato oltre il dovuto per la società".
 

Le vicende economiche e giudiziarie legate al Neon le hanno cambiato la vita?
"Sì, perché il dolore ed il dispiacere provati mi hanno fatto rendere conto dei miei errori».
E’ stata l’occasione per scoprire gli amici veri? «Tra quelli che ritenevo amici veri è stato un fuggi fuggi generale, nemmeno avessi una malattia contagiosa. Ho sempre avuto l’appoggio della mia famiglia, della mia compagna, ma anche dei ragazzi dell’ufficio, in primis Marco Simonazzi, oltre che degli amici del consorzio del Palasport, come Roberto Gabbucci".