Ancona, 25 giugno 2012 – NON POTEVANO non sapere di trasportare 17 clandestini, due dei quali morti per il caldo e la fatica durante il viaggio dalla Grecia ad Ancona. Per questo ieri sono stati arrestati i due autisti ellenici che erano alla guida del pullman in un traghetto arrivato sabato pomeriggio in porto. La polizia di frontiera ha scoperto che nel bus partito da Patrasso carico di turisti ungheresi, ignari di tutto, era stato ricavato uno spazio per stipare diciassette persone. I clandestini non si erano dunque infilati di nascosto nel vano bagagli, ma sono stati fatti entrare nel pullman da qualcuno, con ogni probabilità dalle stesse persone che avevano modificato il mezzo. Dichiarazioni rese da alcuni dei clandestini avvalorerebbero questa versione dei fatti. Si indaga, sotto la guida del piemme Irene Bilotta, per accertare se chi ha organizzato il viaggio faccia parte di un’organizzazione greco-afgana.
 

Per i due afgani morti le autorità stanno cercando di contattare le famiglie nel paese d’origine per provvedere al rimpatrio delle salme. Per i quattro che hanno avuto bisogno di cure mediche a causa della grave disidratazione che avevano patito durante la traversata si sono immediatamente attivati i sanitari italiani: una di queste persone è ancora in coma, mentre un’altra resta ricoverata sotto osservazione. Il più grave era stato trovato nel sottofondo del vano in cui erano stipati, a fianco di due compagni arrivati già morti in porto. Gli altri, compresi due dei quattro ricoverati e poi dimessi, hanno invece chiesto asilo politico: si tratta di tredici cittadini che sono stati affidati al Gruppo umana solidarietà.
 

«Ci siamo occupati da subito di queste persone, spaventate, disidratate e in alcuni casi gravemente provate — spiegano dal Gus —. Nessuno è stato rispedito in Grecia, e tutto il gruppo è stato seguito costantemente dalla nostra Onlus, che si occupa proprio di questi casi. C’è stata richiesta di asilo politico da parte di tredici persone — spiegano ancora i volontari — e proprio ora gli afgani sono stati trasferiti ad Arcevia al Centro di accoglienza per richiedenti asilo (Cara) della provincia». La procedura prevede controlli incrociati, in questo caso Italia ed Afghanistan, per verificare la fedina penale dei clandestini, poi la comunicazione col ministero dell’Interno e l’eventuale avvio di progetti grazie al Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati. «Non è possibile assistere inerti di fronte a tragedie come queste — ha commentato il consigliere regionale Giancarlo D’Anna (Gruppo Misto) — I controlli devono essere fatti prima». 
 

di Eleonora Grossi