Ancona, 17 ottobre 2013 - «FINCANTIERI sapeva dell’uso eccessivo dell’amianto nelle lavorazioni». In poche parole il senso di una sentenza, stando almeno alle motivazioni del primo grado, uscite a firma del giudice civile Tania De Antoniis. Un parere che ha smentito al 100% le perizie fornite dagli esperti della Fincantieri che tendevano a minimizzare l’uso, invece ritenuto esagerato, del minerale killer, bandito per legge solo nel 1992.

Prima soddisfazione per i familiari delle vittime e per Rodolfo e Ludovico Berti dell’omonimo studio legale anconetano che ha istruito il fascicolo complessivo e seguito la causa avviata da anni. Sono proprio loro a fornire un’altra notizia molto importante: «Abbiamo depositato un supplemento di ulteriori dodici cause che riguardano altrettante famiglie di lavoratori della Fincantieri — annunciano i legali delle famiglie delle vittime — Per undici cause si tratta di decessi per mesotelioma pleurico, c’è poi un caso unico, un operaio ancora in vita affetto da asbestosi. Il percorso è già tracciato e camminerà in forma parallela rispetto alle otto cause originarie. La prima udienza è stata fissata per il 20 febbraio 2014 e ce ne sono già stabilite fino ad aprile».
La motivazione della sentenza per quattro lavoratori del cantiere navale morti per mesotelioma pleurico è uscita all’indomani della storica sentenza del tribunale penale di Gorizia che ha emesso 13 condanne, alcune per omicidio colposo, per la morte di 85 operai della Fincantieri di Monfalcone. Applicate condanne da 2 a 7 anni e mezzo. Ad Ancona non siamo mai arrivati a quei livelli, nonostante tanti operai siano morti e continuino a morire, 30-40 anni dopo aver lavorato a contatto con l’amianto.

LA PARTITA è ancora aperta e il fronte si è diviso in due. Per i familiari dei 4 operai morti ci sono le motivazioni, mentre per altri 4 della prima ora, bisognerà attendere e sperare fino a novembre. Il loro caso è diverso in quanto fumatori, e i legali della controparte hanno spinto per provare l’influenza del fumo per i carcinomi diagnosticati. Le due parti che si stanno fronteggiando per via legale, i rappresentanti dell’azienda di Trieste e quelli dei familiari delle vittime, hanno prodotto una serie di perizie e controperizie, smentite, confermate e sbugiardate a ripetizione. Il caso richiederà un ulteriore supplemento di analisi da parte del giudice che entro il prossimo novembre dovrebbe decidere in merito, rendendo poi note le motivazioni.

Pierfrancesco Curzi