Jesi (Ancona), 9 novembre 2013 - Il procuratore di Ancona Elisabetta Melotti ha confermato che per la vicenda Banca Marche ci sono le prime iscrizioni nel registro degli indagati per "plurimi reati societari e contro il patrimonio". L’inchiesta era stata avviata in primavera sulla passata gestione di Banca Marche, ora commissariata per perdite che sfiorano gli 800 milioni di euro e rettifiche su crediti che ammontano a 451,8 milioni. Melotti non ha però precisato il numero di indagati (sarebbero 8 o 9 persone). "L’indagine è ancora in corso e in piena evoluzione — ha detto, senza entrare nel merito di atti e contestazioni — e la situazione è fluida: alcuni indagati potrebbero aggiungersi e la posizione di altri potrebbe essere archiviata". Le iscrizioni sono “tecniche”, evidentemente collegate alle segnalazioni fatte dalla Finanza che ha da poco completato un primo ‘step’ di indagini, e non invece collegate ad "atti garantiti": cioè, in sostanza, non ci sarebbero stati, almeno per ora, avvisi di garanzia. Sin dall’inizio, ha rimarcato Melotti, la Procura ha operato in piena collaborazione con gli ispettori di Bankitalia, che hanno concluso in questi giorni le verifiche sulla gestione dell’istituto di credito, e avuto a disposizione tutta la relativa documentazione, oltre a quella acquisita dai finanzieri da Banca Marche che riguarda il 2010, il 2011 e anche gli anni precedenti.

 

Il Consiglio di amministrazione in carica fino ad aprile 2012 ha svolto la propria attività in modo carente, provocando squilibri nella situazione tecnica e rinviando il riordino del gruppo. E’ questo l’atto di accusa “generale” formulato dagli ispettori della Banca d’Italia sui vertici della Banca delle Marche, contenuto nei 18 fogli di verbale redatti al termine dell’attività ispettiva, che contiene poi rilievi specifici, in particolare riferiti a Massimo Bianconi.


E nei confronti dell’ex direttore generale, al quale è stata lasciata ampia autonomia senza validi contrappesi — rilevano gli ispettori — c’è stato un inadeguato monitoraggio.
L’Istituto di via Nazionale evidenzia come in tale contesto vi sia stato un rapido e forte deterioramento delle condizioni economico-patrimoniali, per effetto della scadente qualità del portafoglio crediti, con conseguenti perdite (528 milioni di euro nel 2012 e 223 milioni nel primo semestre 2013), che hanno intaccato gravemente il patrimonio consolidato.

Ovviamente l’inadeguata azione della capogruppo ha avuto effetti negativi anche sulle controllate, in particolare su Medioleasing. Le protratte indecisioni strategiche, poi, hanno aggravato gli squilibri gestionali, con ingenti rettifiche gestionali e diffusi comportamenti anomali. Dopo di che, i nuovi vertici, condizionati dai contrasti tra le principali fondazioni azioniste si è diviso al proprio interno, dissidi che hanno portato alle dimissioni del presidente Lauro Costa e di uno dei due vicepresidenti, Michele Ambrosini. Quindi si sono dimessi due consiglieri, Francesco Cesarini e Giuseppe Grassano (espressi dalla Fondazione Carima) che dopo aver sostenuto il nuovo direttore generale, Luciano Goffi, nel rivedere in termini più attenti e prudenti il protafoglio crediti, hanno evidenziato l’impossibilità di incidere sul ripristino della corretta funzionalità dell’organo amministrativo (il Cda).


Gli ispettori di Bankitalia sottolineano come tra le decisioni del vecchio consiglio di amministrazione, ve ne sono alcune anomale. Tra queste rientrano i compensi all’ex direttore generale per gli anni 2011/2012, per un importo complessivo di 7,1 milioni di euro, oltre la metà dei quali corrisposta a titolo di anticipata conclusione del rapporto di lavoro. In particolare, la somma di 1,5 milioni pagata a Bianconi nel luglio 2011, è stata corrisposta in mancanza di una sostanziale interruzione del servizio, mentre altri 2,3 milioni sono stati pagati a settembre 2012, al momento della fine del rapporto di lavoro, senza tener conto del collegamento con i rischi assunti.


Ma l’aspetto forse più rilevante e critico degli ispettori della Banca d’Italia è la sottolineatura che tutto ciò è accaduto senza aver considerato i risultati degli accertamenti già fatti in precedenza, in particolare quelli conclusi nel giugno 2012. Con una nota riservata indirizzata al presidente del consiglio di amministrazione e al presidente del Collegio sindacale della Banca delle Marche, infatti, dopo aver evidenziato una serie di criticità e operazioni del direttore Bianconi che evidenziavano profili di opacità, la Banca d’Italia chiedeva che fosse accelerato il processo di identificazione del nuovo capo della banca, oltre al rinnovamento della direzione generale. In altre parole si chiedeva la rimozione di Bianconi, ma di quella nota, come si rileva nell’ultimo verbale, non si è tenuto conto.